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Cronaca

La mano della Camorra al Nord: sette arresti, al lavoro anche l'antimafia di Padova

La Dia di Trieste, con l'ausilio dei colleghi di Padova, Napoli, Milano e Bologna e della Guardia di finanza ha eseguendo sette ordinanze di custodia cautelare in carcere

La Direzione investigativa antimafia di Padova ha contribuito all'operazione "Piano B" dei colleghi di Trieste nel capoluogo giuliano, dove stamattina sono state eseguite sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal Gip del tribunale di Trieste.

L'inchiesta

Arrestati sette soggetti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per avere costretto professionisti e imprenditori italiani e stranieri, attraverso minacce e intimidazioni, a rinunciare a ingenti crediti, per favorire gli interessi del clan camorristico dei Casalesi. Nel corso della giornata sono state effettuate anche numerose perquisizioni domiciliari a Napoli, Milano, Modena, Padova, Treviso, Udine, Portogruaro e Trieste. L'attività operativa ha visto l'impiego di oltre cento unità con l'utilizzo di sofisticati strumenti di ricerca e localizzazione. Tredici in totale per persone iscritte nel registro degli indagati.

Gli arrestati

I dati attualmente disponibili indicano che sei degli arrestati sono tutti di origine napoletana, due risiedono nel Trevigiano e nel Modenese, mentre altri due erano già in carcere. Francesco Salvatore Paolo Iozzino, 56 anni, imprenditore nato a Legnano ma di origini napoletane e residente a Resana (Treviso); Gennaro "Genny" Celentano, 34 anni di Napoli, già detenuto come Mario "Mariano" Curtiello 36enne di Napoli; Walter Borriello, 42 anni di Torre del Greco; Luciano Cardone, 37 anni, di Torre del Greco ma a Soliera (Modena) e Domenico Esposito, 45 anni di Sant’Antimo. A loro si aggiunge l'imprenditore di Portogruaro Fabio Gaiatto, perno dell'intera inchiesta che avrebbe riciclato all'estero soldi sporchi della Camorra.

Il procuratore

Sul caso si è espresso anche il procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, che ha fatto riferimento più volte all’esiguità delle forze a disposizione per combattere la criminalità organizzata. «Le mafie si muovono con un passo molto più veloce della magistratura» ha affermato Mastelloni «Abbiamo pochi mezzi, gli stiamo dietro a stento».

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