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Cronaca

Traffico eroina a Padova: arrestati Pianificavano loro fuga all'estero

Tre gli albanesi, tra cui un minore, in manette in quanto ritenuti gli approvvigionatori di diversi chili di stupefacente sequestrati negli ultimi giorni in città. Temevano di finire nel mirino delle forze dell'ordine

Temendo di essere i prossimi obiettivi degli investigatori, avevano pianificato la loro fuga all’estero.

EROINA. Non sono però riusciti a tagliare la corda in tempo, i tre albanesi, tra cui un minore, arrestati sabato dai carabinieri del comando provinciale di Padova con l'accusa di traffico di stupefacente. A loro viene ricondotta la paternità di diversi chili di eroina sequestrati negli ultimi giorni in città.

SODALIZIO INTERETNICO. Era parsa la solita informazione anonima, tesa a mettere fuori gioco due forti concorrenti sul mercato illegale dello spaccio di stupefacente, ma gli approfondimenti dei carabinieri hanno svelato un collaudato e redditizio sistema, gestito da un sodalizio interetnico: un ingente flusso di eroina giunge in città e a gestirla sono soggetti di nazionalità albanese, con canali di approvvigionamento che partono direttamente dalla madrepatria. Con l’andare degli anni, i soggetti appartenenti a quel ceppo etnico hanno affinato le loro strategie, provvedendo a un'oculata ripartizione dei compiti all’interno dei loro sodalizi, nei quali figurano anche minori, e soprattutto ricorrendo sempre più frequentemente ad appoggi "esterni", facendo leva sull’apparente insospettabilità di persone a loro non collegate da legami di tipo etnico.

IL COVO A PADOVA. Nel corso di un controllo effettuato proprio per dare riscontro alla notizia pervenuta in via confidenziale, qualche mese fa, in via Turazza, erano stati arrestati due tunisini, il 40enne Triki B. ed il 42enne Lakhdar A., trovati in possesso di 2 panetti di eroina per un peso complessivo di un chilogrammo. L’ulteriore riscontro all’informazione, che voleva i due arrestati alle dipendenze di un gruppo criminale gestito da cittadini albanesi, era avvenuto partendo dalla più classica delle attività di polizia: l’osservazione. Proprio partendo da controlli e pedinamenti, i carabinieri del Nucleo investigativo di Padova, relativamente distante dal luogo dell’arresto dei due tunisini, ma soprattutto in posizione piuttosto anonima ed insospettabile, erano riusciti ad individuare un appartamento che era stato adibito a covo da parte dei gestori del traffico in via Facciolati 92/B, al secondo piano dello stabile.

IL BLITZ IN VIA FACCIOLATI. Nel frattempo, gli albanesi avevano provveduto a cercare una diversa sistemazione del covo, con l’intenzione di sprofondare ancor più nell’anonimato. La nuova sede, presa in locazione da un prestanome, si trovava in un insospettabile appartamento in un condominio nel centro di Ponte San Nicolò, a pochi passi dal municipio, all’interno 35 del civico 28 di via Mazzetto. Nel corso dei vari servizi di osservazione e pedinamento, i carabinieri hanno notato che i capi del sodalizio si servivano di un loro connazionale, minorenne, per attività di tipo logistico, fino a sorprenderlo durante un incontro con un romeno che risiedeva nel condomino di via Facciolati, sede del precedente covo. Da qui la necessità di fare un controllo capillare dell’immobile, sollecitato anche dalle lagnanze del vicinato che ormai mal tollerava la presenza di brutti ceffi che si aggiravano in zona. Da qui, il controllo dell'11 giugno scorso, che ha consentito di arrestare Lacatusu I., incensurato e apparentemente onesto manovale trovato in possesso di 3 chili di eroina.

L'IRRUZIONE A PONTE SAN NICOLÒ. Il sequestro è stato il riscontro investigativo all’ipotesi formulate dai carabinieri: un sistema molto ben organizzato, posto in essere da un sodalizio criminale interetnico, al cui interno la componente tunisina era impiegata come manovalanza per l’attività di spaccio al dettaglio, mentre quella albanese era deputata a mantenere aperto il canale di approvvigionamento proveniente dalla madrepatria e a provvedere alle periodiche attività di stoccaggio dei carichi di stupefacente che, una volta giunti nella loro disponibilità, venivano messi in lavorazione per la prima fase di smistamento. Il continuo monitoraggio del covo di Ponte San Nicolò, ha permesso di raccogliere elementi tali da far ritenere plausibile la prossima fuga all’estero del terzetto albanese, per cui, sabato, come concordato con il pm Francesco Tonon, che ha emesso a carico dei maggiorenni dei decreti di fermo, i militari hanno fatto irruzione nel covo e arrestato i tre albanesi. Contestualmente hanno sequestrato circa 25mila euro in contanti.

L'ARRESTO IN CARCERE. Gli arrestati sono: Kuci F., 30enne di Scutari, e Kaloti D., 33enne di Elbasan, assieme al connazionale minorenne. I due albanesi sono stati trovati in possesso di documenti romeni falsi. Ora i tre si trovano in carcere e dovranno rispondere di concorso in detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, aggravato per quanto riguarda i due maggiorenni dal fatto di avere impiegato in tale attività anche un minore.

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