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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ergastolo per Andrea Batacchi: l'ex della Mala del Brenta condannato dopo trent'anni

Il tribunale di Trieste ha condannato all'ergastolo il 54enne padovano, protagonista nel 1987 della rapina in cui perse la vita Gianni Nardini. Incastrato grazie alle parole del pentito

Ergastolo per Andrea Batacchi, l'operaio di Mortise e membro della Mala del Brenta condannato per la morte di Gianni Nardini durante l'assalto a un portavalori nel 1987. Come riportano i quotidiani locali, la terza sentenza è arrivata dopo più di trent'anni e una vicenda giudiziaria intricatissima.

I processi

Il processo a Batacchi ha visto assolto in Primo grado il marmista 54enne e fedelissimo di Felice Maniero, poi condannato all'ergastolo in Appello con sentenza annullata in Cassazione. Di lì il copione si è ripetuto con un nuovo Appello e un'altra condanna all'ergastolo, anch'essa annullata in Cassazione. Dopo le due sentenze emesse dal tribunale di Venezia, l'iter giudiziario è approdato a Trieste, dove l'imputato è stato difeso dall'avvocato Franco Capuzzo.

La rapina

L'episodio contestato riguarda l'assalto a un furgone portavalori che la Mala del Brenta aveva organizzato il 10 ottobre 1987. Obiettivo della banda erano i 120 chili di lingotti d'oro e contanti, del valore di 2 miliardi e mezzo di lire, che il mezzo avrebbe trasportato quel giorno lungo l'autostrada A13 da Bologna a Vicenza. Il luogo prescelto per entrare in azione era il tratto all'altezza di Boara Pisani e per mettere a segno il colpo era stato scelto di utilizzare un altro furgone, sequestrandone l'autista.

Dubbi e super perizie

La vicenda ha avuto per quasi vent'anni numerosi punti oscuri, che hanno portato alle due assoluzioni di Batacchi, fino alla sentenza emessa a Trieste. Fondamentali per la condanna sono stati la perizia balistica che ha ricostruito la traiettoria del proiettile che ha colpito al volto Nardini, ma soprattutto la collaborazione di Stefano Galletto, ex affiliato del clan Maniero.

La testimonianza dell'ex della Mala

Le dichiarazioni rese dal pentito Galletto nel 2003 e nel 2004 hanno dato la vera svolta alle indagini, permettendo di ricostruire i tragici fatti dell'ottobre 1987. Il collaboratore racconta che il colpo, studiato in ogni dettaglio, era stato realizzato da tre persone: Batacchi, Ercole Salvan e Giovanni Sette. Prima dell'alba i banditi avevano sequestrato tra Bologna e Ferrara il giovane autista di un furgone appartenente a una ditta di spedizioni di Udine, che stava rientrando in Friuli da Bologna. Il giovane era il 26enne Gianni Nardini. A bordo del suo autocarro il commando si è messo in marcia in direzione di Padova, raggiungendo il blindato carico di lingotti all'altezza di un cantiere che costringeva i veicoli a procedere a rilento sulla stessa corsia di marcia. Al termine dei lavori i malviventi a bordo del furgone avevano frenato all'improvviso, costringendo l'autista dell'altro mezzo a fare altrettanto per evitare l'impatto. Poi l'assalto, con i colpi di fucile ai vetri del blindato e un piede di porco per sfondarne il cassone posteriore.

La sparatoria

A sventare il colpo e dare il via alla sparatoria che ha portato alla tragica morte di Nardini è stato l'intervento di due agenti della polizia stradale allertati dalla stazione di Padova. A uccidere sul colpo il friulano è stato un proiettile sparato da uno dei poliziotti, che lo ha colpito in pieno volto mentre i malavitosi lo usavano come scudo umano per coprirsi la fuga. Grazie alle testimonianze di Galletto e ai dettagli emersi dalle perizie il tribunale di Trieste sembra aver messo, dopo 31 anni, la parola fine sul caso Batacchi.

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