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Cronaca

Esame dettato alle cuffiette dal suggeritore a pagamento: due 25enni denunciati al Bo

Un micro auricolare, un ricevitore Bluetooth e un telefonino. Il "kit" del copiatore faceva parte del "pacchetto": 50 euro per passare Procedura civile. Indagini in corso a Giurisprudenza

Si era vantata con i compagni di corso di avere trovato uno stratagemma per superare l'esame di Procedura civile, uno degli ostacoli più ardui nel percorso universitario della scuola di Giurisprudenza: per 50 euro, un coetaneo le avrebbe dettato le risposte ai quesiti durante il compito, con l'ausilio di un auricolare "a pallino", senza cavo, praticamente "invisibile".

I PRECEDENTI. L'intenzione, certo non ammirevole, deve avere fatto il giro tra gli studenti, fino ad arrivare, come si suol dire, alle orecchie "sbagliate": qualcuno, evidentemente stufo di queste "facilitazioni a pagamento", ha deciso di porvi la parola fine. A quanto pare, infatti, non si tratterebbe del primo espisodio di questo genere: nei mesi scorsi, altri laureandi sarebbero stati "beccati" con degli auricolari durante lo svolgimento delle prove, tanto da indurre la Scuola di Legge dell'università di Padova a presentare un esposto in Procura, per segnalare non solo la presenza di studenti che copiano durante le sessioni, ma anche la verosimile esistenza di qualcuno che, previo pagamento, fornisce ai laureandi le risposte ai quesiti dei test

LA LETTERA DEGLI STUDENTI. Ebbene, a distanza di alcuni mesi da quell'esposto, sulla scrivania del preside di Giurisprudenza, Daniele Corletto, è arrivata una lettera da parte di alcuni iscritti alla sua Scuola, nella quale si faceva espresso riferimento a dei "suggeritori a pagamento". Non solo, nella missiva veniva fatto il nome della persona che, il venerdì successivo, durante la prova, avrebbe fatto uso del "pacchetto" di copiatura.

POLIZIOTTI IN BORGHESE ALL'ESAME. Ne è scaturita una seconda segnalazione alla Procura da parte del preside della Scuola, sfociata in un blitz della polizia. All'esame di venerdì 13 maggio, si sono presentati alcuni agenti della squadra Mobile in borghese, fingendo di dover sostenere anch'essi la prova. Sapendo già su quale ragazza concentrare i controlli, hanno seguito l'appello e poi la giovane fino ad una delle due aule in cui si sarebbe svolto il test. Al termine dell'esame, i poliziotti hanno estratto un decreto di perquisizione già pronto, con il quale hanno proceduto a perquisire la studentessa.

IL "KIT DI COPIATURA" E IL "SUGGERITORE". Si tratta di una veneta di 25 anni. La ragazza è stata trovata in possesso di un micro auricolare all'orecchio, di un ricevitore Bluetooth ad induzione agganciato ad una collana, e di un telefonino nascosto sotto gli abiti. Il "kit" è stato sequestrato e la giovane è stata portata in Questura per essere interrogata. Non c'è voluto molto per arrivare anche al nome del "suggeritore", un altro veneto, sempre di 25 anni. Il ragazzo ha passato le risposte alla 25enne da una postazione allestita nell'appartamento della studentessa, che si trova in centro a Padova.

DENUNCIATI. Per la giovane è scattata una denuncia per alterazione di prova d'esame, reato regolamentato dalla legge sul plagio. Il ragazzo che le ha dettato l'esame, invece, è stato denunciato per lo stesso reato, nonché per falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico e per truffa.

ULTERIORI INDAGINI. Sono in corso ulteriori indagini volte a verificare l'eventuale coinvolgimento di altre persone. L'inchiesta intende far luce anche su episodi analoghi che si sarebbero verificati in passato.

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