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Cronaca

Maxi operazione anti-droga, scacco al clan di Chioggia: spaccio nella Bassa padovana

Oltre 300 i finanzieri al lavoro per disarticolare due distinte bande criminali. La costola veneziana ha salde radici nella città clodiense, con vecchie conoscenze della Mala del Brenta. Registrate attività di spaccio anche nel Padovano

Un'operazione che ha visto impegnati fin dalle prime ore della mattina ben 300 uomini dei comandi provinciali della Guardia di Finanza di Venezia e Trieste, con la collaborazione dei colleghi di Milano e Padova. Un'operazione di polizia giudiziaria congiunta volta a smantellare due articolate organizzazioni dedite al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le indagini sono scattate da tre anni, periodo in cui, alla luce degli elementi raccolti, è stato possibile ottenere 25 misure cautelari, di cui 14 in carcere e 11 arresti domiciliari. Di questi tre sono risultati gli irreperibili. Nel mirino è finita una famiglia chioggiotta (cognome "Meneguolo" Boscolo) conosciuta in città per il curriculum criminale di alcuni dei suoi componenti. Come colui che stava al vertice dell'organizzazione dedita ad hashish e cocaina: quell'Arnaldo Boscolo catturato nel 2001 a Belgrado dopo una chiacchierata latitanza in Serbia e finito in carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione. Nel 2012, stando alla documentazione in mano alle forze dell'ordine, era tornato in libertà. Si tratta di un personaggio che all'epoca di Felice Maniero gravitava attorno alla Mala del Brenta. In carcere è finito anche il fratello Giuliano, 48 anni. Ai domiciliari il figlio del più giovane dei due, di 28 anni.

SPACCIO NELLA BASSA PADOVANA. Nel corso del blitz di martedì mattina sono stati sequestrati 50mila euro e 100 chili di hashish (trovati in una cassapanca di un'abitazione milanese), materiale che fa seguito ad altri sequestri di stupefacenti del passato. In tutto quasi 500 chili di hashish sono stati requisiti nel corso delle due distinte inchieste che poi hanno trovato un minimo comune denominatore nella città di Chioggia. A contribuire a entrare nei gangli dell'organizzazione è stato un collaboratore di giustizia, ora sottoposto a un protocollo di protezione ad hoc. E' stato lui, dopo un periodo di riflessione, a decidere di fidarsi della finanza e dei magistrati. A spiegare come i chioggiotti riuscissero ad approvvigionarsi di marijuana o eroina (oltre che cocaina) nei Balcani e facessero degli scambi alla pari con un'altra organizzazione di marocchini specializzata nell'hashish. Le due realtà non si pestavano i piedi: se i veneziani spacciavano soprattutto nella zona di Chioggia, della Bassa padovana e di Milano, i magrebini avevano alcune basi d'appoggio nella provincia lombarda e si muovevano in Friuli (l'inchiesta è scaturita da un arresto a Pordenone che ha messo in luce possibili collegamenti lagunari) oltre che in Puglia, dove martedì sono scattate perquisizioni al pari che nello studio veneziano dell'allora avvocato difensore del collaboratore di giustizia.

L'AVVOCATO. Il legale è stato interdetto dal giudice dalla propria attività per 5 mesi, con l'accusa di avere messo in atto comportamenti in grado di intralciare la giustizia. Sarebbe, secondo il giudice, venuto a conoscenza di atti giudiziari riservati, informando uno dei capi dell'organizzazione e consigliandogli, pare, di bonificare gli ambienti in cui operava dalla possibile presenza di cimici. L'avvocato avrebbe inoltre cercando di "pilotare" le dichiarazioni di alcuni indagati per non inguaiare i vertici della banda. A Chioggia sono stati individuati personaggi di uno spessore criminale che gli inquirenti hanno definito "inquietante": uomini che erano già stati coinvolti per gravi reati contro la persona ai tempi della mala del Brenta e che hanno già trascorso diversi anni in carcere. "Una famiglia egemone nell'area clodiense - ha specificato il procuratore antimafia Adelchi D'Ippolito - che poteva contare di una serie di collegamenti e protezioni fino alla collaborazione che il gip ha individuato nell'attività di favoreggiamento di un avvocato veneziano: per quest'ultimo è stata disposta anche la misura di sospensione dell'attività forense per cinque mesi".

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