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Cronaca

Frodi fiscali, operazione "Iva bevuta": la finanza di Padova arresta “lady fatture false”

Mercoledì, centinaia di finanzieri hanno eseguito in tutta Italia un'ordinanza di applicazione di misure cautelari e un decreto di sequestro preventivo nei confronti dei componenti di un'associazione per delinquere

Accertate operazioni inesistenti per 100 milioni di euro. La Guardia di Finanza di Padova, nell'ambito dell'indagine denominata "Iva bevuta", ha arrestato “lady fatture false”, organizzatrice della milionaria frode fiscale.

120 PERQUISIZIONI, SEQUESTRI ER 8 MILIONI DI EURO. Mercoledì, centinaia di finanzieri hanno eseguito in tutta Italia un'ordinanza di applicazione di misure cautelari e un decreto di sequestro preventivo nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere, dediti alla commissione di plurimi reati di frode fiscale. Eseguite anche 120 perquisizioni, alcune con la collaborazione di funzionari dell’ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate. Sequestrati dalle fiamme gialle beni per 8 milioni di euro.

IL VIDEO DELL'OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA

INDAGINI PARTITE DALL'OPERAZIONE "OLTRE CONFINE". L'indagine è partita a seguito di un'operazione delle fiamme gialle padovane denominata "Oltre Confine", scattata in marzo nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere finalizzata a commettere una pluralità di reati fiscali e di riciclaggio nell'ambito del commercio all’ingrosso di pellame. In quell'occasione, la Guardia di Finanza era riuscita a risalire alle due persone che si trovavano a capo dell'organizzazione criminale, un padovano, B.A., 60 anni, e un vicentino M.B., 56 anni. Attraverso i contatti in possesso di B.A., i finanzieri sono riusciti a ricostruire un secondo filone (il padovano è indagato in entrambi), questa volta nell'ambito della compravendita di bevande, sfociato nell'operazione di mercoledì.  

IMPRENDITRICE IN MANETTE. In carcere è finita M.R., 56 anni, imprenditrice vicentina, che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe organizzato con i titolari (padre e figlio) della Nordigross srl, di Camisano Vicentino, un vero e proprio colosso nel mercato della grande distribuzione alimentare di bevande, un sistema fraudolento finalizzato all’evasione dell’Iva, incentrato su una ventina di società “cartiere” (denominate "missing trader"), in Italia e all’estero. Nei suoi confronti il gip del Tribunale di Vicenza, all’esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova prima e di Vicenza dopo (procuratore capo Antonino Cappelleri e sostituto procuratore Claudia Brunino) e condotte dal Gruppo di Padova della Guardia di Finanza, ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere, nonché il sequestro preventivo di denaro, beni o altre utilità appartenenti al patrimonio personale fino a un valore corrispondente a circa 1,7 milioni di euro.

LA NORDIGROSS. Le fiamme gialle si sono avvalse anche delle risultanze di accertamenti compiuti dall’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate, che da un po' di tempo stava attenzionando la Nordigross e i suoi fatturati sempre più consistenti. Nei confronti dei titolari, indagati per associazione per delinquere ed una serie di reati tributari, e della società, il sequestro preventivo ammonta ad oltre 6,2 milioni di euro. La Nordigross fa sapere che, nonostante il blitz, sta comunque continuando a lavorare, nella sua piena operatività.

INDAGATI E PERQUISIZIONI. Gli indagati sono in tutto 68 (di cui dieci padovani) a vario titolo per i reati di associazione per delinquere, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documenti e scritture contabili, omessa presentazione della dichiarazione. Oltre all’ordinanza di custodia cautelare e al decreto di sequestro preventivo, le fiamme gialle di Padova hanno anche eseguito 120 perquisizioni locali e domiciliari nelle province di Padova, Vicenza, Rovigo, Treviso, Verona, Venezia, Udine, Trento, Milano, Brescia, Torino, Ferrara, Lucca, Chieti, Roma, Latina, Caserta, Napoli, Foggia, Sassari e Messina, alla ricerca di documentazione utile alle indagini. Si tratta delle città in cui hanno sede altre persone ritenute parte del "sistema" e le presunte società "cartiere".

"DROGAVANO" IL MERCATO. Il sistema fraudolento organizzato da M.R. e dai titolari della Nordigross, secondo la Guardia di Finanza di Padova, avrebbe consentito all'azienda, dal 2009 ad oggi, di ottenere merci (bevande alcoliche e non) sottocosto da immettere sul mercato, conseguendo una posizione dominante nel settore della grande distribuzione alimentare, a danno di altre imprese che hanno invece operato correttamente. 

IL MECCANISMO. Il meccanismo attuato sarebbe quello dell’interposizione di società "cartiere" ("missing trader"), ovvero "filtro" ("buffer"), tra il primo venditore, normalmente identificato in una società comunitaria regolarmente operante nel settore della vendita di bevande, e l’acquirente finale Nordigross. In realtà, le bevande sarebbero passate direttamente dal primo venditore a Nordigross, mentre l’interposizione delle società cartiere, che compravendevano la stessa partita di beni nel breve volgere di alcuni giorni, senza operare ricarichi o in perdita, e che risultavano inadempienti a tutti gli obblighi fiscali, era finalizzata alla frode del fisco (indebita detrazione e compensazione dell’Iva).

L'IVA RESTITUITA COME "VENDITA SOTTOCOSTO". Spesso la partita di beni risultava, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, introdotta in Italia ad opera di società con sede in Paesi comunitari e, quindi in esenzione Iva; società che le autorità straniere hanno individuato come "missing trader": in pratica, in caso di merci già nazionalizzate, avevano la funzione di farle apparire come provenienti da un fornitore comunitario e, in quanto tali, esenti da imposizione Iva. L’Iva versata da Nordigross alle cartiere (in tutto 20, di cui 3 in Slovenia e 1 in Romania), e da queste non versata all’erario, veniva poi restituita alla società vicentina sotto forma di vendita sottocosto (15% e oltre rispetto al prezzo di acquisto) e di restituzione in contanti (pari all’1% del valore della fornitura). Le società interposte avrebbero svolto attività meramente cartolare, avendo sedi sociali inesistenti, mancando di una struttura operativa idonea ed essendo formalmente amministrate da "uomini di paglia", retribuiti all’unico scopo di apparire formalmente amministratori. Grazie alla sistematica evasione dell’Iva, queste "cartiere" avrebbero permesso a Nordigross di acquistare sottocosto e, contemporaneamente, di porre ingenti volumi di Iva in compensazione con quella a debito.

"LADY FATTURE FALSE". Il tutto sarebbe stato organizzato dai gestori della società e dalla stessa M.R., che avrebbe svolto il lavoro "sporco", ad esempio reperendo soci ed amministratori di comodo, creando e gestendo società cartiere, ma anche consegnando denaro contante a padre e figlio, a titolo di retrocessione di parte di quello versato alle cartiere come Iva. L’ammontare complessivo delle fatture soggettivamente inesistenti ammonterebbe a circa 100 milioni di euro, mentre i soli acquisti di Nordigross da società cartiere sarebbero superiori ai 30 milioni di euro nel periodo 2009-2014.

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