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Cronaca Sant'Urbano

Gasolio rubato all'Eni di Marghera rivenduto con lo sconto a Padova

L'operazione della Digos di Venezia ha portato all'arresto di 10 persone coinvolte nell'ingente furto di gasolio poi rivenduto a metà prezzo anche a pompe di benzina compiacenti, come a Godega di Sant'Urbano e ad un campo volo padovano

Migliaia di litri di gasolio sottratti a Marghera, da uno dei più grandi stabilimenti Eni d'Europa, poi rivenduti a metà prezzo anche a pompe di benzina compiacenti, tra cui a Godega di Sant'Urbano e ad un campo volo di Padova.

GLI ARRESTI. Lo ha scoperto la Digos di Venezia, che ha notificato 10 provvedimenti restrittivi, sui 17 indagati complessivi, per 34 capi d'imputazione. Un sistema criminale ingegnoso, anche attraverso minacce a colleghi "non in linea" e a un sindacalista della Cisl, che faceva fruttare bene quello studiato da quattro dipendenti della Petroven, azienda del gruppo Eni.

I CAPI. Menti dell'organizzazione due dipendenti della Petroven, Marco Bergamo, 48 anni, di Campalto (Venezia), e Francesco Bonaldo, 51, di Salzano (Venezia) - sindacalista fino al 2012 nella Cgil quando è stato espulso dallo stesso sindacato -, che avrebbe fabbricato, con il primo, nel 2011 le lettere incendiarie inviate a presidente, direttore e ingegnere della Petroven, vista l'inefficacia delle precedenti missive minatorie.

LE MINACCE. Cruciale per le indagini la telefonata anonima ad un quotidiano per riferire delle lettere incendiarie. L'anomino (poi scoperto essere Bonaldo) aveva usato una scheda dedicata utilizzata poi per chiamare Bergamo. Un errore fatale che fece emergere come le minacce dovevano essere funzionali a mantenere inalterato il vecchio sistema di caricazione delle autobotti. L'azienda stava infatti predisponendo una tutela maggiore all'impianto, unificando le sale controllo, raddoppiando il numero di telecamere di videosorveglianza e delle barre all'ingresso dello stabilimento. Bonaldo, in particolare, avvalendosi della carica sindacale aveva contrastato le decisioni che avrebbero potuto nuocere al "traffico".

I FURTI. Secondo quanto ricostruito, le autobotti erano riuscite a caricare illecitamente 650 mila litri di gasolio dal gennaio 2011 al marzo 2012, quando un autotreno con 40.100 litri, guidato da Natalino De Vidi, 52, di Biancade (Treviso), venne fermato e sequestrato dalla polstrada, su input della Digos. Intervenne la guardia di Finanza per le violazioni fiscali. Agli altri trasportatori, Flavio Acerboni, 47, di Mestre, e Fabrizio Perissinotto, 38, di Silea (Treviso), era andata sempre liscia.

SISTEMA COLLAUDATO. C'erano però i "non allineati" e questi subivano "ritorsioni" anche dai colleghi Ilario Semenzato, 55 anni, di Mira, e Giorgio Niero 53, di Martellago: autobotti respinte per presunte anomalie tecniche o lunghi periodi di attesa prima dei rifornimenti. La Petroven non s'era accorta dell'ammanco di carburante, anche perché il quantitativo rientrava nella fascia di tolleranza dello scarto fisiologico dovuto a eventuali evaporazioni o perdite che si attesta intorno allo 0,5%. Destinazione dei carichi, oltre al padovano, una pompa di benzina di Mestre, gestita da Andrea Faraon, 38 anni, di Mogliano Veneto (Treviso).

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