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Cronaca Montegrotto Terme

Giuseppe Corso, soldato caduto di Montegrotto: la salma torna a casa

Il bersagliere padovano era morto nel 1944 in un campo di prigionia tedesco in Polonia. Da allora era stato dichiarato disperso, fino all'identificazione dei resti e al rimpatrio venerdì al Marco Polo di Venezia

Era padovano, di Montegrotto Terme, uno dei due soldati italiani, morti in un campo di prigionia tedesco in Polonia nel 1944, i cui resti, venerdì, sono finalmente rientrati in patria, in Veneto.

I SOLDATI. Fino all’anno scorso, entrambi erano ritenuti dispersi. Le loro identità sono invece state scoperte e comunicate alle famiglie grazie alle ricerche dello studioso veronese Roberto Zamboni. Si tratta di Giuseppe Corso bersagliere di Montegrotto, nato nel 1909, e di Pietro Perin, alpino di Bassano del Grappa, nel Vicentino, morti nel 1944, tumulati nel cimitero militare italiano di Bielany in Polonia e riportati solo venerdì nella loro terra con un volo speciale.

ONORI MILITARI. Ad accoglierli con tutti gli onori all’aeroporto Marco Polo di Venezia c’erano i loro parenti (i figli dei fratelli di Corso e quelli di Perin), l’assessore regionale Elena Donazzan, una numerosissima delegazione di Bassano composta dai rappresentanti del Comune, e dalle sezioni Alpini e Combattenti e reduci di Bassano. Dopo la resa degli onori militari, il trombettiere della sezione Alpini di Bassano ha suonato Il Silenzio e il tenente colonnello Toni Bordignon, presidente dell’associazione Combattenti e reduci di Bassano, ha letto la preghiera dell’associazione. Le due piccole bare, rivestite della bandiera italiana, sono proseguite poi per la rispettive strade del ritorno, Corso verso il monumento dell’Internato Ignoto a Terranegra di Padova, Perin a Bassano dove sarà tumulato nell’Ossario Militare.

ASSESSORE DONAZZAN. “Sono qui – ha detto Donazzan – per rappresentare l’istituzione regionale che accoglie un proprio figlio che ritorna a casa per riposare accanto ai suoi cari ma anche perché sono la nipote di un soldato disperso in Russia. Aveva vent’anni mio zio e quando torna qualcuno spero sempre che torni anche un pezzo della mia famiglia. Qui oggi (venerdì ndr) c’è l’Italia delle istituzioni civili e militari, ci sono i carabinieri, l’esercito, gli alpini, tutti schierati ma ci sono anche i cittadini. Così dovrebbe essere sempre”.

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