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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Incastrò clan dei casalesi, ora scrive alle Istituzioni: “Rivoglio dignità”

L'imprenditore Rocco Ruotolo in collaborazione con la polizia si infiltrò in un gruppo del clan dei camorristi di base a Padova e, testimoniando contro di loro, ne fece arrestare ben 25. Ora vive come un recluso e ha deciso di scrivere a Napolitano e Alfano chiedendo una vita dignitosa

Nel cinema è zeppo di figure come la sua: sono i testimoni di giustizia, spesso infiltrati, eroi. Ma la vita di Rocco Ruotolo, imprenditore di Padova e originario di Avellino, da quando decise di fare il suo dovere e stare dalla parte della giustizia, cambiò profondamente.

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LA STORIA. Tre anni fa un gruppo del clan dei casalesi si interessò alla sua attività a Padova e da allora lui collaborò con la polizia per farli arrestare: fu un vero e proprio infiltrato, divenne anche vicecapo della banda, e alla fine li fece arrestare e condannare tutti e 25.

APPELLO ALLE ISTITUZIONI. Un successo che però lo condannò a una vita “diversa” per lui e per la sua famiglia (moglie e figli di 23 e 25 anni): una vita da “recluso”, sempre nascosto, sempre nella paura, mentre gli operai della sua azienda ancora lo aspettano per lavorare. Per tornare ad una vita dignitosa, lui come gli altri 80 testimoni sparsi per l’Italia, ha scritto al presidente Napolitano e al vicepresidente del consiglio Alfano: "Il problema non è sfamarsi - rincara Ruotolo - è sentirsi ancora delle persone. Ho lavorato tanto, come una formica e ora non ho più niente. Dallo Stato al quale ho sacrificato la mia vita ora voglio risposte. Noi testimoni di giustizia rivogliamo la nostra dignità".

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