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Cronaca

Ingegneria a numero chiuso, dopo le contestazioni l'incontro Donazzan-Rizzuto

La proposta approvata dal Senato Accademico del Bo ha fatto distutere. L'assessore regionale all’Istruzione, formazione e università l'aveva definita "una scelta miope"

L’assessore regionale all'Istruzione, formazione e università Elena Donazzan e il rettore dell’ateneo di Padova Rosario Rizzuto giovedì, a margine della cerimonia del cambio del comando forze operative Nord dell’Esercito, avvenuto per la prima volta nell’aula magna del Bo, si sono confrontati sul numero chiuso per le iscrizioni a Ingegneria a Padova.

PERCORSO REGIONE-UNIERSITÀ.

“Abbiamo affrontato le modalità per un eventuale aumento degli accessi ad un percorso che garantisce la piena occupazione e che è molto richiesto dal manifatturiero industriale del Veneto, settore in continua crescita - riferisce l’assessore all’Istruzione, formazione e università - Mi è stato spiegato che il numero chiuso riguarda solamente il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, che ad oggi conta 1400 matricole. Un numero certamente rilevante, che ha portato il Dipartimento a chiedere di introdurre il numero programmato per gli anni futuri. Il magnifico rettore mi ha segnalato la difficoltà di assicurare, con l’attuale numero di docenti e di laboratori, una formazione all’altezza delle aspettative e una didattica di altissimo livello che continui a garantire il 100 per cento dell’occupazione ai laureati in ingegneria a Padova. Il Senato accademico ha poi congelato il numero di iscrizioni al prossimo anno universitario attestandosi al livello attuale, quindi 1400”.

PROGRAMMAZIONE.

“Questo tema – sottolinea l’assessore – incrocia per l’appunto le richieste di maggiore autonomia regionale nell’ambito delle politiche per l’università e, specificatamente, delle azioni di sostegno alla sua ‘terza missione’, che è quella del rapporto con il territorio. Ho assicurato al rettore il massimo impegno a lavorare in questa direzione, per una programmazione il più aderente possibile non solo alle esigenze della ricerca e della didattica, ma anche a quelle del territorio. Continuo a pensare che  una programmazione attenta anche al territorio – conclude l’assessore -  dovrebbe prevedere una flessibilità in aumento per i percorsi richiesti dal mondo del lavoro, come medicina e ingegneria, ed un numero  chiuso per altri percorsi che diplomano laureati, i cui curricula si accumulano invano sul mio tavolo e su quello degli uffici risorse umane di aziende pubbliche e private”.

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