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Cronaca

Isabella Noventa: a processo il maresciallo Verde, l'ex compagno di Debora Sorgato

Il carabiniere dovrà presentarsi domani (giovedì) davanti al giudice del tribunale militare di Verona per rispondere del reato di detenzione illegale di munizioni

L'ex compagno di Debora Sorgato - implicata nel delitto di Isabella Noventa (la segretaria 55enne di Albignasego scomparsa lo scorso 15 gennaio) e in carcere, come suo fratello Freddy e la tabaccaia veneziana Manuela Cacco, con le accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere in concorso - dovrà presentarsi domani (giovedì) davanti al giudice del tribunale militare di Verona. 

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L'EX COMPAGNO DI DEBORA A PROCESSO. Come riportano i quotidiani locali, il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde - difeso dall'avvocato Carlo Bermone - dovrà rispondere del reato di detenzione illegale di munizioni: lo scorso 18 aprile, infatti, gli agenti della squadra Mobile perquisirono un armadietto in uso al militare nella caserma di via Rismondi, trovando - e sequestrando - tre proiettili calibro 9x19 che, lì, non ci dovevano stare.

LA LETTERA: "Sono stato tradito da Debora"

L'INIZIO DEI GUAI GIUDIZIARI DEL MARESCIALLO. I guai giudiziari del maresciallo Giuseppe Verde scaturiscono, indirettamente, dalle indagini connesse al delitto di Isabella (gli inquirenti ritengono il carabiniere del tutto estraneo all'uccisione della donna). Tutto ebbe inizio il 7 marzo scorso: l'ex compagna, Debora, era stata da poco arrestata - così come Freddy e Manuela - per l'omicidio della segretaria, quando il militare fece una telefonata ai colleghi, invitandoli a perquisire il suo appartamento, sullo stesso pianerottolo di quello di Debora e in uso alla donna; in quell'occasione, vennero rinvenuti 124mila euro in contanti in uno scatolone e, sotto un piumone, due pistole, una Beretta 65 con il colpo in canna e una Astra spagnola con 51 proiettili; denaro e armi appartenuti a Debora di cui Verde non si sarebbe accorto fino ad allora.

LE DICHIARAZIONI: "Debora odiava Isabella"

LA PERQUISIZIONE IN CASERMA E LE ACCUSE. La situazione, già complessa per il carabiniere, si aggravò ulteriormente il 28 aprile successivo, quando la squadra Mobile perquisì gli spazi in uso al militare nella caserma di via Rismondi: in quell'occasione, vennero rinvenuti i tre proiettili (di qui, l'accusa di detenzione illegale di munizioni), un iPad e alcuni scritti sulla sua relazione con Debora. Gli accertamenti portarono a scoprire anche del materiale informatico: informazioni, secondo gli inquirenti, legate a Isabella Noventa, e probabilmente passate a qualcuno, forse a Debora (all'epoca, Isabella aveva denunciato di essere vittima di stalking e i sospetti si erano concentrati proprio su Debora e Manuela Cacco, ora indagata anche per quella vicenda). Di qui, l'iscrizione del militare nel registro degli indagati anche per violazione del segreto d'ufficio e accesso abusivo alla banca dati delle forze di polizia cui fece seguito, nei giorni successivi, un lungo interrogatorio di fronte al pm Giorgio Falcone e all'allora capo della squadra Mobile Giorgio Di Munno.

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