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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Latte e formaggi vegan, Coldiretti: "Finalmente l'Ue dice basta a fake news"

La denuncia:"Nell'Alta Padova decine di stalle a rischio per l'ambiguità delle indicazioni sulle bevande vegetali e le false notizie che girano in rete, e non solo, danneggiano il vero settore lattiero caseario"

“Le nostre stalle, gli allevamenti zootecnici da latte concentrati in particolare nell’Alta Padovana rischiano di chiudere anche per le ambiguità del mercato che porta alla ribalta bevande vegetali come il latte alla soia o altri derivati che niente hanno a che fare con il vero latte e il vero formaggio. Ben venga dunque il pronunciamento della Corte di Giustizia europea che finalmente mette un punto fermo e dice basta agli inganni ai danni di produttori e consumatori”. A parlare è il direttore di Coldiretti Padova Giovanni Roncalli.

ALLEVATORI. Roncalli si fa portavoce della soddisfazione di decine di allevatori del settore lattiero caseario che a Padova, specie nell’Alta Padova e Destra Brenta, conta poco meno di 600 aziende con un fatturato di circa 87 milioni di euro, quasi 40mila vacche da latte, e una produzione di 2 milioni 150 mila quintali di latte l’anno, un quinto del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini.

DENOMINAZIONI. I giudici della Corte europea hanno ribadito che "i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come 'latte', 'crema di latte' o 'panna', 'burro', 'formaggio' e 'yogurt', che il diritto dell'Unione riserva ai prodotti di origine animale" anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l'origine vegetale del prodotto in questione".

ORIGINE ANIMALE. “Pertanto i prodotti vegetariani e vegani – aggiunge Roncalli - non possono essere chiamati con nomi di alimenti di origine animale, in particolare latticini, ponendo fine ad un inganno che riguarda il 7,6% dei nostri consumatori che segue questo tipo di dieta. Si riconosce dunque il valore delle norme europee che impediscono di chiamare latte ciò che non è di origine animale tranne specifiche eccezioni”.

"LATTE DI SOIA". Quello che oggi chiamiamo “latte di soia” è una bevanda molto antica, nata probabilmente in Cina, che si ottiene dalla macinazione dei semi di soia in acqua con proprietà nutrizionali e organolettiche completamente differenti dal latte di origine animale. Un discorso che si estende anche ai derivati come burro, yogurt, formaggi e panna che non possono essere ottenuti con prodotti vegetali.

AMBIGUITÀ. “Già i nostri allevatori devono fare i conti ogni giorno con le distorsioni del mercato – aggiunge Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova – i notevoli investimenti imposti dalle normative, il continuo aumento del costo con le materie prime. Ora a mettere in pericolo la sopravvivenza delle nostre stalle, dopo le numerose chiusure degli anni scorsi, ci si mettono anche le ambiguità sulle indicazioni e anche vere e proprie fake news diffuse in rete, secondo le quali il latte sarebbe dannoso perché è un alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita. In realtà il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte. Per fugare ogni dubbio invitiamo i consumatori a visitare le nostre stalle e i nostri caseifici, molti dei quali dotati anche di vere e proprie botteghe. Riceveranno tutte le informazioni sul latte direttamente da chi ci lavora tutto il giorno”. 

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