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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Este

La madre di Mauro Guerra: «Aspettiamo la verità anche da chi ha depistato». E cita un altro carabiniere

Al caso si è interessato anche il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, che dopo aver incontrato la famiglia a Roma ha voluto risentire mamma Giusi durante la sua visita a Padova di settimana scorsa

Uno dei motivi per cui esce poco, la mamma di Mauro Guerra, il 32enne che il 29 luglio 2015 è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco sparato dal maresciallo dei carabinieri Marco Pegoraro, poi assolto in primo grado dal tribunale di Rovigo, è il disagio di incontrare uno dei tantissimi uomini dell’Arma che hanno contribuito, a suo giudizio, alla morte di suo figlio. Gli si voleva imporre un Tso che nessuno aveva né richiesto e neppure autorizzato, come ha stabilito lo stesso tribunale che ha poi assolto il maresciallo dei carabinieri.

Este

«Mercoledì 11 dicembre ero a Este al supermercato e vedo un carabiniere in lontananza e riconosco in lui Mauro Fiocco. E sono certa che come io ho riconosciuto lui, lui riconosce me. C’è stato questo attimo in cui ho sentito solo gelo, un momento dopo non c’era più. E io in quel momento mi sono ricordata di lui quando è venuto a casa nostra la sera stessa del 29 luglio - il giorno in cui Mauro viene ucciso - con la disperazione e la confusione che c’era. Lui è venuto a casa nostra, per salutare mio figlio Jacopo di cui era stato anche allenatore». Ma cosa è successo quella sera che ti ha così turbata tanto da vivertelo così male dopo così tanto tempo? «Lui quella sera dopo aver salutato nostro figlio si è rivolto a me e mio marito Ezio dicendoci che non bisognava arrabbiarsi troppo e tenere i toni bassi nelle esternazioni, cosa che a parere di Fiocco, non stava facendo la figlia Elena. Soprattutto sui social «perché dovete sapere che il carabiniere aggredito, Sarto è in rianimazione in ospedale ed è in pericolo di vita».

Bugie

I Guerra in quel giorno come anche in quello successivo non fanno certo caso a cosa riportano i notiziari e men che meno guardano cosa pubblica la stampa locale il dì successivo. Il 30 luglio, sempre secondo il racconto di mamma Giusi, l’uomo ritorna a casa Guerra che sono le prime ore del pomeriggio.Si presenta in borghese come si era presentato anche il giorno prima e ripete la stessa cosa detta la sera prima, aggiungendo che del collega Sarto non si sapeva se si sarebbe salvato. Quando il 31 luglio i media raccontano delle dimissioni di Sarto dall’ospedale, si scopre che lui è a casa già dalla mattina del 30. «Il dubbio che mi viene è che sia stato mandato da qualcuno per intimidirci e per convincerci della tesi che poi hanno portato anche in tribunale. Che Mauro è stato ucciso nell’esercizio di una legittima difesa. E si vedono i risultati perché si è cercato per un sacco di tempo di dipingere quella situazione specifica, quella che poi determina il drammatico epilogo con la morte di Mauro, in un solo modo. E far credere che il maresciallo Sarto fosse in pericolo di vita ha una sola spiegazione e non serve neppure dirla».

Nistri

Al caso si è interessato anche il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, che ha pure incontrato la famiglia a Roma nella sede del Comando Generale dei Carabinieri. Il Generale che è stato a Padova qualche giorno prima pur non avendo avuto la possibilità di incontrare ancora i famigliari ha voluto personalmente chiamare la signora Giusi al telefono proprio durante la sua visita a Padova.

Tribunale di Rovigo

Il tribunale di Rovigo, nel dicembre 2018, ha assolto il maresciallo Pegoraro, l’unico imputato del processo per la morte di Mauro, perché il fatto non ha costituito reato, non c’è stato eccesso di legittima difesa da parte del carabiniere. Ma nelle motivazioni, il giudice ha scritto  che "Mauro Guerra non era pericoloso” e mette sotto accusa il Tso che i carabinieri di Carmignano di Sant'Urbano volevano imporgli, senza che però nessun organo competente lo avesse richiesto. In dieci poi lo hanno assediato in casa fino a che, dopo circa tre ore Mauro Guerra, scalzo e in mutande, ha tentato la via di fuga correndo nei campi dove è stato raggiunto dagli stessi carabinieri che lo inseguivano. Nelle motivazioni della sentenza che ha portato all’assoluzione del carabiniere Pegoraro il tribunale ha “condannato”, seppure solo moralmente, le modalità di accerchiamento del giovane trentaduenne ucciso dal maresciallo e il giudice ha pure criticato fortemente la condotta di tutti i carabinieri che hanno innescato una situazione tragicamente assurda. Talmente tragica che Mauro ha perso la vita.

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