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Cronaca

Legambiente, Padova al sesto posto per eccessiva impermeabilizzazione

Il rapporto "Ambiente Italia 2011" rileva la scarsa permeabilità della nostra provincia che segue soltanto Napoli, Milano, Torino, Monza e Brescia. Mario Tozzi: "Piani di evacuazione e rinaturalizzazione del paesaggio urbano"

La tragedia di Genova ha alzato la soglia d’allerta sul fenomeno alluvioni. Un rischio che coinvolge diverse città italiane, dove “all’intensità delle precipitazioni” si sono aggiunti “errori edilizi e scelte sbagliate a livello di politiche ambientali”. Così si esprime Mario Tozzi, geologo del Cnr e presidente del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, per il quale nel nostro paese alcune zone sono particolarmente esposte alle inondazioni. Si tratterrebbe di aree urbane ad alta densità urbana, dove nell’ultimo ventennio è stato costruito molto cementificando e aumentando l’impermeabilità del terreno.

“NECROPOLI” FLUVIALI. Il pericolo è scatenato soprattutto dai cosiddetti fiumi tombati. “In caso di piogge estreme – spiega Tozzi – altre città possono diventare delle bombe. Sotto il suolo di Napoli scorre il Simeto, a Palermo il Kemonia e il Papireto, mentre a Bologna c’è il Reno. Per evitare danni i fiumi devono respirare, avere l’opportunità di sfogarsi”. Insomma, i corsi d’acqua dovrebbero rappresentare “una risorsa”.

ANCHE PADOVA. Il rapporto “Ambiente Italia 2011” di Legambiente ha evidenziato come l’acqua non venga assorbita a causa dell’eccessiva impermeabilizzazione del suolo. In questo senso il record spetta a Napoli, dove il 62,3% della superficie denota difficoltà d’assorbimento delle acque. Ma il lotto delle province a basso permeabilità comprende anche il 41,5% dell’area di Padova, che oltre allo spazio urbano partenopeo è preceduta in graduatoria da Milano (61,6%), Torino (54.7%), Monza (48,2%) e Brescia (44,1%).

IL REPORT. Secondo il dossier, inoltre, “ogni anno vengono consumati oltre 500 chilometri quadrati di territorio”. Ciò significa che sarebbe come se “ogni quattro mesi spuntasse in Italia una città delle stesse dimensioni di Milano”.

ALTERNATIVE. Per Tozzi, infine, soluzioni immediate non sono contemplate, ma si possono comunque già predisporre dei piani di evacuazione e pensare alla “rinatularizzazione” dell’ambiente urbano opponendosi a piani casi e condoni edilizi per puntare su “piccole opere di ingegneria naturalistica laddove è veramente necessario”.
 

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