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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Arzergrande

Fuggita dall'Italia per arruolarsi con l'Isis, il processo a Meriem: sentiti i testimoni

Seconda udienza del processo a carico della 21enne fuggita da Arzergrande nel 2015. I militari del Ros di Padova hanno ricostruito le tappe dell'inchiesta. In aula anche il padre

Martedì pomeriggio processo a porte chiuse in tribunale a Venezia, in aula il caso Meriem Rehaily, la 21enne di origini marocchine che nel luglio del 2015 è scappata da Arzergrande, dove viveva con la famiglia, per andare in Siria e arruolarsi con l'Isis. Meriem è accusata di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale.

IN AULA IL PADRE.

Quello di Meriem è un processo senza imputata e senza la certezza che sia ancora viva. In aula davanti al giudice Claudia Ardito sono stati sentiti i carabinieri del Ros di Padova che hanno ricostruito le tappe dell'inchiesta: come la ragazzina si fosse documentata con un '"manuale" del terrorista sul web. In aula il papà di Meriem che non sente la ragazza dal 15 novembre del 2016. L'uomo ha ribadito come la figlia sia stata plagiata. Per il pm Francesca Crupi Meriem è viva. Prossima udienza il 31 ottobre dove verranno ascoltate le compagne della ragazza. Meriem rischia da 5 a dieci anni di carcere. L’avvocato Andrea Niero, che difende la presunta terrorista, resta scettico sull'iter: "È il processo a un fantasma- dice- non c’è alcun elemento che dimostri in modo incontrovertibile che Meriem si trovi in Siria e che combatta con l’Isis. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere morta, vivere in Turchia, o essere vittima della tratta delle prostitute".

LA FUGA IN SIRIA.

Per gli inquirenti la fuga di Meriem risultata essere premeditata: da quel volo dall’aeroporto di Bologna per raggiungere la Siria. In quella guerra personale contro l'Occidente, Meriem, aveva prima aderito alla "cyber-jihad" come "soldato dell'esercito informatico", già da febbraio 2015. In quei mesi avrebbe redatto la killing list jihadista con i dati relativi a dieci dirigenti delle forze dell’ordine “da uccidere”. Un primo passo che poi, grazie al reclutatore, l'ha portata in Medio-Oriente dove gli scontri non sono un gioco ma dove la ragazza è voluta andare lo stesso, abbagliata da chissà quale promessa fatta dai terroristi. Nei confronti della giovane era stato quindi emesso un mandato d'arresto internazionale  poi il gip Alberto Scaramuzza - accogliendo la richiesta presentata dal pm Fracesca Crupi - ne aveva disposto il rinvio a giudizio. Nel maggio scorso l'apertura del processo a carico di Merem accusata di terrorismo internazionale.

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