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Cronaca

Missione Expedition 371: l'unica italiana è una ricercatrice dell'università di Padova

Claudia Agnini studierà il paleoclima di 66 milioni di anni fa attraverso i microfossili recuperati a 5000 metri di profondità nel Sud Pacifico. Partirà il 27 luglio

Sarà Claudia Agnini del dipartimento di geoscienze dell’ateneo patavino l’unica ricercatrice universitaria italiana scelta per la missione “Expedition 371” del più importante consorzio internazionale per la perforazione dei fondali oceanici. Studierà il paleoclima di 66 milioni di anni fa attraverso i reperti recuperati a 5000 metri di profondità nel Sud Pacifico

IN NAVE. Alla sua seconda esperienza di ricerca, la prima fu nel 2012 dove studiò i carotaggi delle perforazioni dell’area atlantica nord-occidentale a sud di Terranova in Canada, Claudia Agnini, docente di micropaleontologia e paleoclimatologia, partirà il 27 luglio da Townsville in Australia sulla nave Joides Resolution. Selezionata come paleontologo di bordo e specialista esperto di nannofossili calcarei, è tra i 31 ricercatori della missione “Tasman Frontier Subduction Initiation and Paleogene Climate” che avrà termine a Hobart in Tasmania il 26 settembre. Il suo ruolo sarà quello di classare microfossili calcitici delle dimensioni di 2-20 µm per datare i sedimenti recuperati nei carotaggi durante la spedizione.

CAROTAGGI. Il personale scientifico a bordo della Joides Resolution, il cui equipaggio totale ammonta alle 150 unità, perfora 24 ore su 24 la crosta terreste raggiungendo in media profondità, rispetto alla linea dell’acqua, che vanno da 2.500 ai 4.500 metri in base al tipo di ricerca. Ogni missione recupera circa 4-5000 metri di carotaggi di sedimento che vengono preliminarmente studiati a bordo dallo staff scientifico soprattutto per inquadrarli cronologicamente. Scopo scientifico di Expedition 371 è duplice: studiare la tettonica delle placche in quell’area geografica e risolvere un enigma paleoclimatico.  

LE PLACCHE. “Questa spedizione - spiega Claudia Agnini- consentirà di aumentare le nostre conoscenze sulle dinamiche di formazione dei margini convergenti, dove le placche tettoniche si incontrano. Per intenderci quando le placche interagiscono si hanno tre tipologie di risposta: la prima, dove i margini divergono e viene prodotta la crosta per attività magmatica (ad es. l’Islanda), la seconda dove la crosta non si accresce né si consuma e le placche adiacenti scivolano una sull’altra, la terza in cui le placche collidono e viene distrutta crosta terrestre come nel caso delle  nostre Alpi, nate per collisione tra placca africana ed euroasiatica. L’area studiata nella missione è del terzo tipo descritto. Noi cercheremo di datare e quantificare la deformazione associata alla subduzione della placca pacifica per testare i modelli geodinamici oggi a disposizione o proporne di nuovi”. Joides resolution-2

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