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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Trebaseleghe

"Oche spiumate vive", crollo borsa di Moncler dopo inchiesta Report

L'azienda di Trebaseleghe nel mirino della trasmissione. Il noto marchio ha specificato che "le piume provengono da fornitori altamente qualificati" e ha dato mandato ai legali per "tutelarsi nelle sedi opportune"

L'inchiesta comincia dall'imbottitura del piumino Moncler, analizzandone i passaggi: dalla confezione alla delocalizzazione. Secondo l'indagine dell'inviata della trasmissione di RaiTre "Report", Sabrina Giannini, andata in onda in tv domenica sera, alcuni marchi della moda si spingono perfino in territori non riconosciuti dall'Onu, come la Transnistria, la Repubblica fondata sul Soviet autoproclamatasi indipendente dalla Moldova, "pur di risparmiare pochi euro su prodotti venduti a prezzi elevati in boutique".

"OCHE SPIUMATE VIVE". Il noto marchio di abbigliamento, nato in Francia nel 1952, ma con sede oggi nel Padovano, a Trebaseleghe, è finito nel mirino delle telecamere del programma curato da Milena Gabanelli che ha documentato, come si legge sullo stesso sito web di Report a presentazione del servizio, "l’illegalità della spiumatura sulle oche vive in Ungheria, denunciando così la crudele pratica illegale diffusa nella Comunità europea, la prima responsabile per i mancati controlli e per avere un regolamento che consente con facilità di riciclare la piuma illegale". Un'inchiesta che ha avuto immediati effetti per Moncler, con la sospensione in Piazza Affari per il titolo che ha vissuto lunedì una giornata pesante in Borsa, perdendo oltre il 5%.

LA REPLICA DI MONCLER. A seguito della trasmissione di Report, l'azienda padovana ha reso noto che "tutte le piume utilizzate provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo Edfa (European Down and Feather Association), e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal Codice Etico Moncler. Tali fornitori sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America. Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler. Per quanto riguarda la produzione, Moncler conferma, come già ha comunicato inascoltata a Report, che produce in Italia e in Europa: in Italia quantità limitate, e in Europa nei luoghi deputati a sostenere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico che garantisca la migliore qualità riconosciuta a Moncler dai consumatori. Moncler non ha mai spostato la produzione come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa. In Italia ha mantenuto collaborazioni efficienti con i migliori laboratori. Per quanto riguarda i ricarichi, il costo del prodotto viene moltiplicato, come d’uso nel settore lusso, di un coefficiente pari a circa il 2,5 dall’azienda al negoziante, a copertura dei costi indiretti di gestione e distribuzione. Nei vari Paesi la distribuzione applica poi, in base al proprio mercato di riferimento, il ricarico in uso in quel mercato. È evidente quindi che le cifre menzionate nel servizio, che prendono in considerazione solo una piccola parte del costo complessivo del prodotto, sono del tutto inattendibili e fuorvianti. L’azienda ha dato mandato ai propri legali di tutelarsi in tutte le sedi opportune".

LA CONTRO-REPLICA DELLA GABANELLI. "Moncler ha deciso di non confrontarsi con Report - replica la Gabanelli - alla domanda per iscritto se fosse dotato di qualche certificazione non ha risposto. Come è visibile dall'etichetta, non sono dotati di alcuna filiera tracciata contro la spiumatura da vivo, come invece fanno altri marchi. Per quanto riguarda i ricarichi - sottolinea - si evince dai fatturati e dai costi della materia prima e di confezione che Moncler potrebbe produrre comunque in Italia, tanto più quando è entrato il fondo Carlyle, invece ha preferito chiudere i laboratori nel sud Italia. Se oggi vuole scagliarsi contro il giornalismo d'inchiesta e portarci in tribunale, lo faccia: non lo temiamo, noi produrremo le nostre di prove".

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