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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Portello / Lungargine del Piovego, 51

Ai Navigli arriva la regina del burlesque: «E' straordinario quando noi donne ci riconosciamo anche nelle cose che non ci piacciono»

I padovani che hanno buona memoria l’avevano lasciata nel 2006 dentro a una metro di Milano ad esibirsi un una lap-dance improvvisata con abiti piuttosto corti accendendo la curiosità di tutti: chi era quella sensuale ballerina con gli occhi da gatta e i capelli lunghi che ammaliava il popolo underground milanese?

Lisa Dalla Via torna Padova. Per poco. Sabato 22, insieme alle sue ragazze si esibirà in uno spettacolo di burlesque per il popolo dei Navigli. I padovani che hanno buona memoria l’avevano lasciata nel 2006 dentro a una metro di Milano ad esibirsi un una lap-dance improvvisata con abiti piuttosto corti accendendo la curiosità di tutti: chi era quella sensuale ballerina con gli occhi da gatta e i capelli lunghi che ammaliava il popolo underground milanese? Solo con un bel po’ di ricerche si è riusciti a scoprire che la ragazza era sì d’origine pisana, nata da un militare dei reparti speciali Col Moschin e da una mamma impiegata all'Inps, ma era a Padova che aveva il suo background più solido, fatto di studi nell’allora facoltà di Psicologia e di impegno nel teatro sperimentale. Però la città di provincia era piccola per lei che è un vulcano di progetti e di idee e che aveva bisogno di un palcoscenico più grande. Per questo è andata a Milano e ha fondato le Fanfarlo. 

Scuola

Si può dire sia una “scuola di burlesque” ma  sarebbe una semplificazione, a farselo spiegare da lei appare più come un centro motivazionale, un posto dove le donne imparano a conoscersi, ad accettarsi e a diventare fuori quello che sono dentro: libere. Anche se spesso non lo sanno e si chiudono nel timore di non piacere, non piacersi. A Le Fanfarlo avviene un processo di liberazione da stereotipi che inquadrano e definiscono una donna al suo ruolo, “ma le donne sono tante cose” spiega la “direttrice” che nel frattempo ha tagliato i lunghi capelli neri e che ora indossa un caschetto che la fa somigliare molto a Valentina di Crepax. Curiosa, spregiudicata, Lisa non è molto diversa da quel personaggio di fantasia. 

L'intervista

Insomma Lisa, ne è passato del tempo da quella Metro.

«Eh già sono scesa! e mi sono circondata di ragazze fantastiche con cui condivido un progetto in cui credo, oltre al burlesque qui a Milano faccio tante altre cose, perché sono una partita iva quindi mi devo inventare tanti lavori,  faccio la copy, scrivo…».

Però il burlesque è la sua grande avventura.

«Negli States il burlesque ha una sua riconoscibilità dagli anni ‘90, da noi è arrivato con l’esibizione di Dita Von Teese a Sanremo nel 2010, io in quegli anni ho aperto a Milano Le Fanfarlo che non è solo ballare e spogliarsi, il burlesque è un grande atto di liberazione femminile, la donna del burlesque non si fa soggiogare dallo sguardo di chi la osserva, ma domina quello sguardo, ne è protagonista, sta bene dentro al suo corpo anche se non è perfetto, del resto nessuno è perfetto…».

Lei però porta una taglia 40, facile così…

«Non è una questione di taglie: io stessa prima di cominciare a esibirmi usavo il mio corpo solo per portare in giro la testa, ma sono, e siamo, molto di più, c’è chi si rende conto di aver perso il rapporto con il proprio corpo ed è per questo che viene da me, ci sono donne in carriera che hanno raggiunto tutti gli obiettivi che volevano ma alle quali manca qualcosa, manca il ‘sentirsi’, e a quel punto la cellulite la smagliatura sono solo un dettaglio che non ha nulla a che fare con il “diritto di cittadinanza” che deve essere riconosciuto a tutti i corpi. Le ragazze di Fanfarlo hanno capito questo meccanismo e sono loro stesse a chiedere ai fotografi di non correggere i loro difetti, è straordinario quando ci riconosciamo anche nelle cose che non ci piacciono, ma che appartengono a noi, e poi non sono tutte giovani, abbiamo performer di tutte le età, con me si sono esibite anche 75enni, straordinarie».

«Come sarà lo spettacolo »

“Siamo in 10, più tre persone che ci aiutano con gli abiti e gli allestimenti, saranno due tempi da 40 minuti, coinvolgeremo il pubblico, chi viene a vedere le Fanfarlo non è un pubblico come gli altri, i padovani se ne accorgeranno stasera”.

Chi sono le sue ragazze?

“Sono donne normali che hanno voglia di stare sul palco, c’è chi sa cantare, c’è sa recitare, c’è anche chi sa ballare, ognuna fa quello che è nelle sue corde, noi cerchiamo di tirare fuori il meglio, ma non siamo mica solo piume di struzzo e lustrini, siamo impegnate nel sociale, siamo per la libertà e la liberazione, facciamo campagne pubblicitarie che aiutano le donne a diventare sempre più consapevoli”.

Le Fanfarlo sono presenti ad ogni Pride, hanno manifestato contro il convegno della famiglia a Verona, sono per i diritti civili. A proposito da dove nasce il nome Fanfarlo?

«Fanfarlo era uno dei personaggi di un racconto di Charles Baudelaire, una ballerina, tanti volti, tante facce, esattamente come noi». 

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