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Cronaca

‘Ndrangheta, viola la libertà vigilata: torna in carcere l'ex boss della cosca Avignone

La Dia di Padova ha accertato numerose e sistematiche violazioni del programma di trattamento al quale era sottoposto. Dal 22 aprile 1977 era detenuto al Due Palazzi

Venerdì la Dia e la squadra Mobile di Padova, con un ordine di carcerazione emesso dalla procura generale di Reggio Calabria, hanno arrestato Giuseppe Avignone, 79enne, ‘ndranghetista, ergastolano ma beneficiario del regime di libertà condizionale nella città del Santo. Ex boss della cosca omonima di Taurianova era detenuto 22 aprile 1977. Condannato in via definitiva a 24 anni per la strage di Razzà, e all’ergastolo per associazione di stampo mafioso e omicidio. Quattro figli e dodici nipoti.

VIOLAZIONI.

Il Tribunale di Venezia ha motivato la propria decisione sulla scorta degli elementi prodotti dalla Dia che aveva riscontrato numerose e sistematiche violazioni da parte dell'uomo delle prescrizioni impostegli in ordine ai benefici maturati negli ultimi due anni. Riscontri avvenuti nel corso di indagini condotte tra il 2015 ed il 2017 dalla Dia nei confronti dei calabresi Giovanni Spadafora, Antonio Bartucca e altri, soggetti tratti in arresto in Padova nell’aprile 2016 e successivamente condannati dal tribunale di Padova per reati in materia di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di armi. 

SEMILIBERTÀ.

Giuseppe Avignone, dopo aver scontato gran parte della condanna al carcere di Padova, nell’agosto del 2010 aveva ottenuto il beneficio della semilibertà. Il relativo programma di trattamento prevedeva: l’uscita dal carcere dalle 8 alle 20 da lunedì a venerdì per svolgere attività di volontariato in associazioni, con possibilità di movimento nel solo comune di Padova per espletare servizi connessi a tale attività; lunedì e mercoledì dopo le 16 l’obbligo di recarsi presso il centro diurno Oasi di Padova per frequentare attività organizzate; che qualsiasi altro spostamento doveva essere preventivamente comunicato e autorizzato dal locale Ufficio di Sorveglianza”; la possibilità di usare l’autovettura; il divieto di accompagnarsi a pregiudicati, di frequentare luoghi di dubbia fama e di svolgere attività in contrasto con il godimento del beneficio. Successivamente, il 14 dicembre 2016, Avignone veniva ammesso alla Liberazione condizionale – con conseguente scarcerazione il 2 gennaio 2017 - per dedicarsi a opere di volontariato nella struttura Oasi di Padova.

STRAGE DI RAZZÀ.

Giuseppe Avignone aveva iniziato a scontare la pena dell’ergastolo sin dal 22 aprile 1977 per essere stato nel tempo riconosciuto colpevole dei reati di associazione mafiosa e omicidi plurimi dalla Corte di Assisse d’Appello di Reggio Calabria. Venne, in particolare condannato per la “strage di Razzà” dell’11.04.1977 in cui trovarono la morte due carabinieri, il fratello di Avignone e un altro parente nel corso di un conflitto a fuoco durante un intervento dei militari dell’Arma ad una riunione cui stavano partecipando alcuni ‘ndranghetisti latitanti. Condannato per l’omicidio di Domenico Monteleone del 06.04.1976, il cui movente non venne chiarito ma che si ritenne verosimilmente attribuibile alla vendetta per un altro omicidio avvenuto anni prima. "Gli Avignone - spiega la Dia - sono al vertice dell’omonima organizzazione criminale attiva nel comprensorio Taurianova e Cittanova; si tratta di una delle cosche di maggior tradizione e spessore criminale di tutta la ‘Ndrangheta".

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