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Cronaca Noventa Padovana / Via Salata

L'area verde diventa "casa" Bangladesh per una mattinata di festa

Ieri 9 luglio a Noventa Padovana in via Salata l'associazione "Bangladesh Muslim Cultural Center" si è riunita per la tradizionale festa di Abrahamo

Preghiera, banchetto e musica. Maschi con maschi, femmine con femmine, bambini con bambini. La cornice è l'area verde di via Salata a Noventa Padovana. Una distesa di alberi ben curati, con un prato verde tenuto a lucido come il "Bernabeu" di Madrid o meglio ancora un campo da golf. E' meta di decine di residenti, giovani, adulti e bambini che trascorrono il tempo libero in relax. Cani che passeggiano beati, giovanissimi che giocano allegri lontano dai pericoli, anziani che sfogliano una rivista, mamme che commentano l'andamento scolastico dei figli o si lasciano andare a qualche gossip paesano. Insomma un'isola felice in tutto il suo splendore. Ieri mattina, 9 luglio, questa distesa di verde è diventata per qualche ora la "casa" dell'associazione "Bangladesh Muslim Cultural Center" che racchiude una nutrita comunità islamica che si estende da tutta la riviera del Brenta fino a Vigonza. I vertici dell'associazione dopo aver presentato regolare domanda in municipio a Noventa, hanno ricevuto il permesso di celebrare la festa di Abrahamo. Si sono contate circa 300 unità che hanno reso il parco un mosaico di colori. Sì perchè gli ospiti della festa si sono subito divisi in tre gruppi: maschi, femmine e bambini. Un numero impressionante di veli colorati a dividere gli uomini dalle donne. Si è pregato, si è banchettato e si è ascoltata un po' di musica islamica. Certo vedere questa distinzione tra maschi e femmine crea sempre un certo effetto, noi abituati alla socialità, all'interscambio alla vita di gruppo senza restrizioni. Ragazze stupende, con un trucco ricercato e veli pastello con gioielli di nicchia. Questo è quello che proponeva il parco di via Salata. Dall'altra parte uomini intenti a pregare, a relazionarsi, a volte anche sorridenti, ma con un margine di distacco quasi temessero domande fuori luogo. Ecco che qualcuno si sbilancia e iniziano le prime confidenze. "Viviamo la sessualità diversamente da voi occidentali. Vi rispettiamo, ma la nostra religione impone dei paletti e noi non con dolore, ma con gioia desideriamo rispettarli". Si scende nello specifico: "Non dobbiamo avere contatti con uomini - ha detto una delle ragazze presenti nel gruppo femminile - l'uomo che deciderà di sposarmi dovrà scegliermi per la mia personalità, non per il mio corpo". E un'altra: "Nelle mura di casa nostra, con il nostro marito è tutto concesso, ma gli occhi di altri estranei, dobbiamo rimanere per conto nostro. Non bisogna creare tentazioni. Siamo islamici certe cose non possiamo permettercele". Tra gli invitati alla festa c'è l'operaio, il piccolo padroncino, l'artigiano, la bandante, ma anche la fisioterapista e tanti, tantissimi studenti nati in Italia che accettano il confronto con i compagni di scuola occidentali, ma si muovono secondo il diktat islamico. La festa finisce, i partecipanti sono tutti protesi a raccogliere riufiuti e tutti gli addobbi che poco prima erano stati posizionati. Il parco è uno specchio, non c'è un filo d'erba fuori posto. E' un insegnamento quello che riceviamo. L'ordine non si fa, si mantiene e vedendo questa gente, una riflessione è più che legittima: nella vita, si può e si deve imparare da tutti, senza colori di pelle, religioni e usanze. Dove c'è onestà intellettuale, sicurezza e rispetto, tutto diventa magicamente più bello.

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