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Cronaca Sant'Ignazio / Via Augusto Righi

Giallo a Padova, chi ha ucciso Antonio Floris? Indagini in corso

Dopo il ritrovamento del cadavere sotto una catasta di legna in via Righi, gli inquirenti stanno cercando di fare luce su quanto accaduto al detenuto del carcere di Padova di cui non si sapeva più nulla da venerdì

Nel pomeriggio di lunedì, il ritrovamento del cadavere di un uomo, nascosto da una pila di legna, in via Righi. Tempo qualche ora e le indagini della Mobile hanno portato ad affermare che si trattasse di Antonio Floris, il detenuto 61enne che si era allontano dal carcere Due Palazzi nella giornata di venerdì, con un regolare permesso di lavoro e che si pensava fosse invece evaso.

INDAGINI. L'uomo è stato ucciso con una serie di colpi al cranio, forse con una spranga o con un bastone. In un secondo momento, il corpo è stato occultato sotto una catasta di legna. Gli inquirenti sono dunque alla ricerca dell'assassino. L'arma con la quale è stato ucciso Floris non è ancora stata ritrovata e la pista battuta dagli investigatori è quella del delitto d'impeto. L'autopsia non è ancora stata disposta ma nel frattempo continuano gli interrogatori di tutte le persone che svolgono attività legate alla cooperativa e appartenenti al mondo carcerario. Sono circa una ventina le testimonianze raccolte.

RICOSTRUZIONE. Floris si trovava al Due Palazzi per scontare una pena di sedici anni per due tentati omicidi. Venerdì sera non era rientrato in carcere dopo il pomeriggio trascorso al centro Oasi (Opera Assistenza Scarcerati Italiani) dei padri Mercedari in via Righi, dove da anni lavorava la terra con altri detenuti, ammessi al programma di reinserimento nella società.

DETENUTO MODELLO. I padri Mercedari, per i 50 anni di attività a favore dell'accoglienza e del reinserimento dei carcerati, avevano fatto realizzare un monumento e indicato a modello per l'opera Antonio Floris. Come ricorda oggi padre Efisio: "Floris era stato scelto dall'artista dopo aver visto una sua immagine esposta in una mostra da noi allestita"

L'ATTIVITÀ DELL'OASI. A Padova sono accolte circa 25 persone: "Iniziamo sempre il nostro lavoro con dei colloqui a sfondo educativo per cercare di conoscere la persona e orientarla - continua padre Elfisio -  poi cerchiamo di procurare qualche lavoretto in giro. Abbiamo anche creato a Padova una piccola cooperativa appositamente per un primo step lavorativo. Da qualche anno infine abbiamo anche allestito una serra in collaborazione con il Comune e la fondazione Cariparo che accoglie anche persone che hanno perso il lavoro o sono in condizione di disagio".

CHI ERA. Negli anni '90 era uno degli "emergenti" della criminalità sarda, Floris era originario di Desulo. L'uomo era già scappato dal carcere, nel gennaio del 1991, dalla colonia penale all'aperto di Mamone, dove stava scontando alcune condanne, tra le quali una per rapina in banca. Una latitanza che ebbe fine cinque anni dopo. Il 10 gennaio 1996 era stato trovato dalla Criminalpol, che lo intercettava da tempo. In quell'occasione, gli agenti fecero una scoperta sorprendente: i diari scritti in codice cifrato che l'uomo teneva nei tascapane, e nei quali aveva registrato le sue attività criminali.

"CODICE FLORIS". Il materiale fu studiato, analizzato e tradotto. Gli agenti affermarono che Floris scriveva basandosi su un antico dialetto nordafricano modificato con "accezioni" personali. La decriptazione aveva consentito agli investigatori di denunciare 20 persone per favoreggiamento.

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