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Cronaca

Decapitata organizzazione di narcotrafficanti con base logistica in Veneto

Diciannove oggi 16 novembre le misure cautelari notificate dalle Fiamme Gialle di Padova. A capo della banda una famiglia albanese in grado di movimentare un numero impressionante di chili di marijuana, cocaina, hashish ed eroina. La base logistica tra Treviso e Venezia

All'apice dell'organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti c'era una famiglia albanese, padre, madre e figlio residenti a Ponte di Piave in provincia di Treviso, ma che di fatto sono stati arrestati nella mattinata odierna, 16 novembre in Albania. Il capo famiglia, 54 anni, è stato definito dalle Fiamme Gialle un vero e proprio imprenditore della droga. Un professionista che si muoveva con maniacale attenzione e che riusciva a trarre profitti di migliaia di euro sia in beni materiali che in denaro contante. L'attività investigativa ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale di narcotrafficanti. Diciannove le misure cautelari notificate. Quattordici degli indagati sono finiti in carcere e 5 ai domiciliari. L'operazione, andata avanti per oltre due anni, è stata coordinata dalla Procura distrettuale di Venezia. Hanno operato senza sosta oltre ai finanzieri di Padova i colleghi dello Scico (Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata. Fondamentale è stato anche il supporto delle unità cinofile, di due elicotteri e di tutti i reparti della Finanza. In tutto si sono alternati 100 militari. L'accusa in concorso per i diciannove arrestati è quella di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Oggi la vicenda è stata illustrata agli organi di stampa attraverso le parole del comandante provinciale colonnello Michele Esposito, del responsabile del servizio centrale Scico, colonnello Andrea Magliozzi, del comandante del Nucleo di Padova, tenente colonnello Marco Antonucci e del maggiore Nicola Gazzilli, comandante del Gruppo Padova. 

Un sequestro di denaro contante ai danni di un corriere

Gli arresti

I destinatari della misura cautelare sono 18 albanesi e un italiano. Quest'ultimo è un autista di camion rintracciato e arrestato in provincia di Ancona. Gli albanesi catturati nella mattinata odierna sono stati rintracciati a Cessalto (Treviso), Eraclea (Venezia), Paese (Treviso), Musile di Piave (Venezia), Motta di Livenza (Treviso), Ormelle (Treviso), Ceggia (Venezia), Mogliano (Treviso). Uno è stato sorpreso in provincia di Monza Brianza a Ronco Briantino e un altro a Cervia (Ravenna). L'albanese arrestato in Germania si trovava nella città di Hannover. La misura degli arresti domiciliari ad Hannover è stata eseguita attraverso l'emissione di un mandato di arresto europeo della Procura di Venezia che si è avvalsa della collaborazione di Eurojust. La famiglia albanese a capo del sodalizio, invece, è stata arrestata dalle forze di polizia albanesi attivate dallo Scip (Servizio di Cooperazione internazionale di Polizia), anche attraverso l'ufficio dell'esperto per la sicurezza in Albania, a seguito di ricerche disposte dal Ministero della Giustizia ai fini della loro estradizione in Italia. 

Droga sequestrata durante un servizio

Due anni di indagini e numeri da record

Durante le indagini sono stati arrestati in flagranza di reato 17 corrieri nelle province di Ancona, Arezzo, Bari, Bergamo, Bologna, Modena, Novara, Ravenna, Udine, Venezia e Verona. Sono stati sequestrati complessivamente 420 chili di droga per un valore al dettaglio stimato in oltre 34 milioni di euro. Si parla di 70 chili di cocaina, 66 di eroina, 206 di hashish e 80 chili di marjuana. Oltre ai 19 arrestati figurano con i medesimi reati iscritti nel registro degli indagati 65 soggetti per la maggior parte albanesi, ritenuti coinvolti nel traffico illecito di sostanze stupefacenti dall'Olanda all'Albania attraverso la Germania. A preoccupare gli investigatori delle Fiamme Gialle il fatto che la droga che finiva poi al dettaglio veniva tagliata anche sei volte con rischi enormi per la salute degli utilizzatori finali.

L'indagine

L'attività delle Fiamme Gialle di Padova prende il via dall'arresto di un uomo albanese e una donna italiana fermati a Padova nel gennaio 2020 e dal sequestro di 2 chili di eroina rinvenuti nella loro auto. I successivi accertamenti, sviluppati sulla scorta dell'analisi dei tabulati delle utenze telefoniche dei soggetti sospettati di essere vicini alla coppia arrestata a Padova e di numerosi servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di ricostruire la filiera del narcotraffico, accertandone la provenienza da persone albanesi che avevano la loro base logistica in Veneto. Questi erano in grado di rifornirsi di ingenti quantitativi provenienti dall'Albania e dall'Olanda. Gli investigatori fin da subito hanno capito di essere di fronte ad un'organizzazione formata da professionisti. Con tutte le attenzioni del caso si è proceduto ad intercettazioni ambientali e telefoniche e all'installazione di numerose telecamere e sistemi elettronici di tracciamento del posizionamento. Grazie a questa meticolosa attività tecnica si è arrivati a capire che i sospettati gravitavano tra Treviso, Venezia e Padova ed erano in grado di trasferire droga su tutto il territorio nazionale. La città di Padova è stata interessata anche da un secondo arresto messo a segno dalla Squadra Mobile di diversi chili di droga a carico di un corriere. L'attività è avvenuta nell'ottobre del 2021 e dall'incrocio dei dati si è appreso che gli albanesi arrestati dalla polizia rientravano nell'organigramma della maxi attività della Finanza. 

Le basi logistiche

Sono stati individuati numerosi corrieri che trasportavano denaro contante e droga in appositi doppifondi realizzati all'interno delle auto nella tratta tra l'Italia, l'Albania e la Germania. Seguendo il loro spostamento si è arrivati a scoprire due luoghi dove la sostanza veniva stoccata e preparata per la vendita. Stiamo parlando di due siti in provincia di Venezia ad Eraclea e Musile di Piave. A dimostrazione di come il sodalizio albanese fosse esperto in materia di narcotraffico, è emerso che i singoli componenti si avvalevano di telefoni cellulari criptati di provenienza albanese, dotati del sistema di messaggistica istantanea "Matrix" e utilizzati per curare la logistica e la movimentazione degli ingenti quantitativi di droga. Le chiavi di cifratura di tale sistema di comunicazione di fatto non consentivano di intercettare le conversazioni tra gli utenti che erano muniti di appositi codici per eventuali contatti. Proprio attraverso la messaggistica "Matrix" l'associazione era in grado di gestire anche gli ordini ricevuti da clienti del sud Italia di Puglia, Calabria e Lazio. 

Gli arrestati trasportavano la droga in appositi doppifondi ricavati in auto

I sequestri di beni materiali

La Procura di Venezia ha inoltre disposto gli accertamenti patrimoniali, svolti con l'ausilio dell'applicativo informatico "Molecola", ideato, sviluppato e gestito dal servizio centrale Ico, che hanno permesso di individuare i beni riconducibili ai principali indagati. Stiamo parlando di un milione di euro in contanti, sette appartamenti e più società tra cui una in Svizzera operante nella produzione e coltivazione di canapa, intestata alla moglie del capo dell'organizzazione. Sequestrate inoltre auto delle più note marche e orologi di pregio per migliaia di euro di valore. 

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