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Cronaca

Emergenza violenza sulle donne: 36 arresti in dieci mesi

Nel periodo tra il primo gennaio al 31 ottobre 2023 i carabinieri del comando provinciale di Padova hanno inoltre denunciato 107 persone. Sono state inoltre eseguite ulteriori 32 misure cautelari dell’allontanamento dalla casa familiare e dai luoghi frequentati dalla vittima

Violenza sulle donne, i numeri dell'attività dell'arma dei carabinieri del comando provinciale di Padova evidenziano come il problema è più che mai attuale e tanto è ancora necessario fare per ridurre al minimo i rischi. Dal primo gennaio 2023 al 31 ottobre di quest'anno i militari dell'Arma hanno arrestato 36 persone, di cui 19 per maltrattamenti in famiglia, 7 per violenza sessuale e 10 per atti persecutori. Sono state inoltre denunciate 107 persone di cui 70 per maltrattamenti in famiglia, otto per violenza sessuale e 29 per atti persecutori. Sono state inoltre eseguite ulteriori 32 misure cautelari dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente
frequentati dalla parte offesa. Questi dati preoccupanti sono stati illustrati e commentati oggi dal colonnello Michele Cucuglielli, comandante provinciale dell'Arma. 

Il ciclo della violenza

I casi per i quali l’Arma ha proceduto hanno evidenziato come la vittima fosse in balia di quella che nel 1983 Leone Walker aveva definito come il “ciclo della violenza”. Tale ciclo si articola in tre fasi: la costruzione della tensione. La prima fase è caratterizzata dall’utilizzo da parte del maltrattante di varie tecniche di controllo e dalla messa in atto di una serie di comportamenti denigratori. In questa fase iniziano le minacce di usare la violenza fisica che poi, una volta scatenata, avrà soprattutto lo scopo di mantenere il controllo sulla partner. La donna in questa fase cerca di compiacere e di calmare il partner, convinta che se si comporta nel modo giusto può controllarne l’ostilità. La seconda fase è caratterizzata dall'esplosione della violenza. In questa fase si verifica l’episodio violento. Generalmente la violenza è graduale: si può passare dagli spintoni, alle braccia torte, agli schiaffi, ai calci, al lancio di oggetti contundenti. In tale fase l’uomo si lascia andare anche a violenza sessuale per affermare il proprio potere. L’esplosione di violenza genera nella partner in un primo momento paura e confusione. Le vittime possono reagire in vari modi: fuggendo, contrattaccando o sopportando gli abusi. La donna può sentirsi totalmente inerme poiché ogni sforzo agito nella fase precedente per fermare tali comportamenti si è dimostrato inutile. Subentra così un grande senso d’impotenza e una costante paura di perdere la vita. Si arriva infine alla fase della “falsa riappacificazione”, forse la più pericolosa del ciclo. In questo periodo, passata la fase acuta del maltrattamento, la persona violenta si scusa, promette di cambiare il proprio comportamento affinché la donna non si separi da lui. Tale atteggiamento è il prodotto della necessità di ristabilire la relazione di dominio. Nei primi episodi di violenza, la fase della falsa riappacificazione dura generalmente più a lungo, a mano a mano che gli episodi tendono a ripetersi la durata di tale periodo si abbrevia. Tale fase si compone di due momenti differenti: nel primo vi è il pentimento dell’uomo, durante il quale lo stesso chiede perdono e si mostra vulnerabile, compra regali e fa dichiarazioni eclatanti; nel secondo avviene uno scarico violento delle responsabilità ove la colpa per ciò che è accaduto viene attribuita dallo stesso a cause esterne. Tale periodo, che può durare mesi come anni, impedisce alla donna di comprendere subito il meccanismo nel quale è coinvolta, costituisce il rinforzo positivo che la spinge a restare all’interno della relazione violenta 
e legata alla speranza di una redenzione del partner. Se nessuna delle parti coinvolte cerca aiuto, si ricostruisce lentamente la fase di crescita della tensione. Un evento qualsiasi conduce allora ad un’ulteriore escalation e il ciclo della violenza torna a ripetersi.

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