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Cronaca

Avevano il controllo dello spaccio in città: il capo? Una donna

Al termine di un’attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica la Squadra Mobile di Padova ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 3 nordafricani gravemente indiziate di traffico e successivo spaccio di cocaina

Un altro duro colpo inferto dalla Polizia al mercato illecito dello spaccio a Padova e provincia. Si avvalevano pure di minori stranieri ed occultavano la droga nei raccoglitori di indumenti usati. Al termine di un’attività di indagine diretta dalla locale Procura della Repubblica i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Padova, coordinati dal comandante Carlo Pagano, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal GIP presso il tribunale di Padova nei confronti di 3 persone gravemente indiziate di traffico e successivo spaccio di cocaina. Disposta la più grave misura del carcere per un uomo di 24 anni tunisino e per una donna, 46enne marocchina, suocera del primo, mentre il divieto di dimora nella regione Veneto per un terzo uomo, un 31enne, anche lui tunisino.

La struttura 

I tre, con la complicità di altri due soggetti, un altro tunisino di 34 anni dimorante a Padova ed una marocchina di 40 di Fossalta di Piave (Venezia), destinatari anche   loro oggi 19 settembre di perquisizione domiciliare disposta dall’autorità giudiziaria, sono allo stato gravemente indiziati di aver messo su un'attività di spaccio dal   carattere professionale, avendo mostrato la capacità di assicurarsi una stabile e cospicua provvista di droga e di mantenere un notevole giro di spaccio nella città di Padova, con una frequenza di cessioni pressoché quotidiana. Nei confronti della 46enne marocchina destinataria della misura in carcere, la Procura ha richiesto ed ottenuto dal Gip anche il sequestro preventivo di un’abitazione a Mortise, ritenuta frutto dell'illecita attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

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L'indagine

L'attività d'indagine, condotta anche con l’ausilio di intercettazioni, ha avuto inizio a seguito di una perquisizione delegata nel giugno 2022 eseguita dagli stessi agenti della Squadra Mobile di Padova presso l’abitazione di Campodarsego del 24enne tunisino. Costui era stato individuato dai poliziotti quale soggetto a capo di alcuni spacciatori, anche minori, tratti in arresto in flagranza in diverse occasioni. In sede di perquisizione gli è stata sequestrata una cospicua somma di denaro in contanti, 26mila euro, indicativa del volume del traffico da lui gestito, come peraltro confermato da diversi suoi clienti, i quali pur riferendo di avere acquistato la cocaina da ragazzi nordafricani individuavano in lui il reale fornitore. Avviata una prima attività di indagine nei confronti di costui, ben presto è emerso pure il ruolo della 46enne,  anch'essa dedita al traffico di sostanza stupefacente. Grazie all’attività di intercettazione disposta nei confronti di entrambi si è venuti a capo di una rete di spaccio composta da ragazzi sia minori che maggiorenni, che ricevevano da loro la droga, quasi sempre cocaina, coi quali si accordavano su luogo, modalità e corrispettivo delle cessioni di sostanza da fare ai diversi clienti previo contatto telefonico.

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Le piazze di spaccio

Le zone interessate dall’illecita attività erano quelle del centro cittadino. A tale scopo uno dei pusher era stato alloggiato in un’abitazione della centralissima via Rogati. Si spacciava in maniera quotidiana anche a Sacro Cuore ed a ridosso della stazione di Padova, in particolare nelle vie Trieste ed Annibale da Bassano. Nei giorni successivi all'arresto in flagranza di alcuni dei pusher sorpresi dai poliziotti a spacciare o comunque trovati in possesso dei quantitativi di cocaina ricevuti dall’indagata, la donna commentava con altre persone l’arresto e le conseguenti perdite. Di rilievo anche il ruolo del 31enne tunisino, che affiancandosi alla donna, provvedeva su indicazione della medesima ad occultare persino nei raccoglitori di indumenti usati ed all’occorrenza a recuperare la cocaina da spacciare ai clienti, a recuperare presso i supermercati i guanti utilizzati per confezionare le dosi. La donna si occupava infatti di gestire i contatti telefonici con gli acquirenti, fissando con loro gli appuntamenti, e poi assieme al complice si recava in auto dai medesimi clienti, talvolta anche utilizzando la figlia minorenne di appena sette anni, pur di non destare sospetti in capo alle forze dell’ordine.

Punti di riferimento di centinaia di assuntori

Gli indagati sono diventati stabili punti di riferimento locale per l'acquisto di cocaina. Tutti senza un’apparente stabile occupazione lavorativa, hanno dimostrato di trarre  i proventi per il proprio sostentamento esclusivamente dal traffico di droga. Ad evidenziare la loro personalità criminale il fatto che si avvalevano nell'attività di spaccio di soggetti minorenni. Proprio in virtù di tale elevata pericolosità, il Gip ha ritenuto di accogliere per il 24enne e la 46enne la richiesta di misura della custodia in carcere. Per le medesime ragioni nei confronti di quest’ultima è stata disposta pure la misura del sequestro preventivo dell’immobile, passibile di confisca, ritenuto frutto dell'illecita attività di spaccio e nella sua sostanziale disponibilità, benché acquistato a nome della figlia. L’indagata, che non svolgeva alcuna attività lavorativa tale da garantire un reddito sufficiente a finanziare l'acquisto dell’immobile, ha provveduto all’acquisto dell’unità abitativa lo scorso anno, intestandola fittiziamente alla figlia. Nel frattempo si è però adoperata per ottenere a proprio vantaggio l’assegnazione di un alloggio Ater, e ciò mentre disponeva già di un’altra abitazione presa in affitto in zona Sacro Cuore, dove talvolta dava ospitalità anche agli spacciatori di cui si avvaleva. Stamani, 19 settembre, all’atto del sequestro dell’abitazione, al suo interno i poliziotti vi hanno sorpreso altri due stranieri clandestini. 

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