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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Fiumi di droga nel Nordest grazie agli "ingoiatori": 50 arresti e maxi sequestri

I militari della Guardia di Finanza coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia hanno chiuso il cerchio attorno all'operazione "Green Road". Parte della sostanza arrivava anche nei canali padovani per soddisfare il mercato

I militari della Guardia di Finanza di Trieste coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia attraverso il magistrato attraverso il magistrato Massimo De Bortoli oggi 16 febbraio hanno chiuso il cerchio attorno all'operazione "Green Road", in grado di svuotare sulle piazze di spaccio del nord Italia un numero impressionante di dosi di droga. Tutto è nato da un sequestro di 10 chili di marijuana effettuato dalla Guardia di Finanza di Muggia in Friuli Venezia Giulia. Nell'occasione la sostanza è stata rinvenuta in un borsone abbandonato su un bus proveniente da Roma. Di qui la nascita dell'operazione "Green Road" che ha portato oggi, 16 febbraio, fin dalle prime luci dell'alba all'arresto di una cinquantina di persone quasi tutte africane che trasportava nel Nordest decine di chili di droga. Tra le città coinvolte anche Padova. Le misure restrittive sono state notificate in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. Per arrivare al felice esito dell'attività sono stati utilizzati oltre 100 militari delle Fiamme Gialle. Nel complesso, la rete criminale si sarebbe resa responsabile del traffico e dello spaccio di oltre 100 chili. di sostanza stupefacente tra eroina, cocaina e marjuana; quantitativo che immesso sul mercato avrebbe complessivamente fruttato circa 2 milioni di euro. I sequestri sono cominciati nel 2019 fino al felice esito odierno dell'attività. 

Gli arresti odierni

Per quanto riguarda la provenienza e le località coinvolte, gli arresti di oggi sono così suddivisi: tre in Friuli Venezia Giulia (due a Udine, uno a Trieste), tre in Veneto (uno a Padova, uno a Treviso e l'ultimo a Conegliano), tre a Reggio Emilia e quattro a Ferrara; due a Castiglione dei Pepoli (Bologna), uno  a Parma, uno a Vercelli e l'ultimo nel Lazio, in provincia di Rieti. Nonostante le restrizioni imposte dalla normativa antipandemica, il sodalizio si muoveva anche durante l'era CoViD. Tra i destinatari delle misure cautelari anche due donne, di cui una incinta.

La ricostruzione dei fatti

La successiva meticolosa ricostruzione dei movimenti effettuati da alcuni dei passeggeri presenti sull’autobus oggetto del rinvenimento dei 10 chili di marijuana, secondo l'accusa, ha consentito di identificare alcuni soggetti scesi precipitosamente dal mezzo ad una delle fermate precedenti e di iniziare, così, la ricostruzione della presunta rete di illecito traffico della sostanza stupefacente rinvenuta. Attraverso l'incrocio dei dati delle celle e dei tabulati telefonici dei soggetti sospettati, consentendo in tal modo di ricostruire la prima direttrice geografica utilizzata per porre in essere l’illecito traffico (Bologna, ovvero Milano – Olanda – Ferrara – Regioni dell’Italia nord orientale), si è arrivati ad individuare i corrieri della droga. Tutti nigeriani, erano incaricati di “ingerire” all’interno del loro corpo diverse tipologie di sostanza stupefacente, dalla marijuana, all’eroina e alla cocaina. Oltre alla rotta Roma-Trieste, disvelata alla luce del primo sequestro di marijuana effettuato, le successive attività investigative hanno consentito inoltre di ricostruire ulteriori direttrici di traffico, come ad esempio quella Lagos – Addis Abeba – Milano/Roma, anch’esse finalizzate a soddisfare a rifornire il mercato di spaccio delle regioni del Nord-Est, tra i quali quello che interessa l’area di Udine, ma anche Padova. Lo stupefacente trasportato in Italia tramite gli “ovulatori” veniva stoccato presso un’abitazione ubicata in una zona periferica di Ferrara, frequentata da soggetti appartenenti ad una specifica area geografica della Nigeria, tutti legati da vincoli familiari ed etnici.

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