Morte e dolore al Configliachi, l'ex vice sindaco: «Non deve più accadere»
Il consigliere regionale Arturo Lorenzoni, già luogotenente di Sergio Giordani evidenzia come le persone costrette a vivere in strada siano molte di più di quanto si possa immaginare
La disgrazia dell'ex Configliachi di via Guido Reni all'Arcella che sabato sera 6 gennaio attorno alle 22,30 ha portato alla morte per intossicazione da monossido di tre giovani nordafricani, ha portato il mondo della politiche di destra e di sinistra ad importanti considerazioni. Motivo di unione tra i vari esponenti è che nel 2024 non si può morire in questa maniera. Le indagini su quanto è accaduto sono in pieno svolgimento. Si sa soltanto, al momento, che quella struttura in disuso, da tempo è diventato ritrovo di spacciatori e persone senza fissa dimora che soprattutto nei mesi invernali si creano un bivacco al coperto per contrastare le temperature che di notte arrivano anche agli zero gradi.
Il commento dell'ex vicesindaco di Padova
«Esprimo vicinanza alla comunità tunisina e a tutte quelle persone italiane e straniere che, per tante ragioni, finiscono per dormire sulla strada. Sono molte più di quello che crediamo». Così il consigliere regionale Arturo Lorenzoni dopo la tragedia all’ex Configliachi: «Non serve andare distante per imbattersi in situazioni di estrema povertà e marginalità. Credo che siamo tutti chiamati a prendere consapevolezza dei bisogni intorno a noi; l’auspicio è che fatti come quello del Configliachi non accadano più».
Controlli
Le forze di polizia, anche alla luce della disgrazia avvenuta tra sabato e domenica, potenzieranno ulteriormente i pattugliamenti non solo all'ex Configliachi, ma in tutti i casolari abbandonati della provincia di Padova, da un lato per contrastare il degrado e tutelare la collettività, dall'altra per evitare che si vengano a creare situazioni di oggettivo pericolo come quella che è costata la vita a tre persone giovanissime all'Arcella.