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Cronaca

Tentata estorsione a un imprenditore, a processo due dirigenti di una scuderia

Il 16 dicembre comincerà il procedimento nei confronti di Tancredi Pagiaro e Fabrizio Camon, della squadra automobilistica padovana Yas 14 (già Lazarus). Vittima del presunto reato sarebbe un manager della Daiko di San Biagio di Callalta

La tesi difensiva è che la vicenda ha dei semplici risvolti civilistici. Ma la Procura di Treviso ha deciso che il processo nei confronti di Tancredi Pagliaro e Fabrizio Camon (difesi dall'avvocato Antonio Dal Ben), team manager e dirigente della scuderia padovana di macchina Gt Turismo Lazarus (recentemente diventata Yas 14) si farà. I due, a partire dal 16 dicembre, dovranno difendersi dall'accusa di di tentata estorsione nei confronti di un manager del colosso trevigiano Diako, azienda metalmeccanica di San Biagio di Callalta, specializzata in saldature e molto attiva nel campo delle sponsorizzazioni sportive.

L'indagine era stata condotta dalla Guardia di Finanza di Treviso e coordinata dal pubblico ministero Giovanni Valmassoi e riguardava un tentativo di estorsione da 350mila euro ai danni di un imprenditore trevigiano. Al centro del caso una Lamborghini Huracan GT3 (sequestrata): l'inchiesta, emersa l'anno scorso, era partita dopo la querela presentata dall’amministratore delegato dell'azienda trevigiana che, dopo aver acquistato l’auto sportiva e averla affidata in base a un contratto di sponsorizzazione ad una scuderia automobilistica, al termine del contratto invece di riottenere il veicolo da corsa, è stata destinataria di una pretesa di pagamento di una serie di fatture emesse, fuori dai termini contrattuali, dalla stessa scuderia, per un importo prossimo al valore di acquisto dell’auto, ovvero circa 350mila euro.

Le Fiamme gialle, attraverso alcune perquisizioni eseguite tra le province di Padova e Verona, controlli incrociati, accertamenti bancari e l'acquisizione di diverse testimonianze, erano riuscite a ritrovare l'auto in un capannone del padovano e a provare che le fatture emesse dalla scuderia riguardavano operazioni economiche inesistenti e, pertanto, erano state emesse con il solo scopo di tentare un’estorsione ai danni dell’imprenditore, che solo a fronte del pagamento dell’importo richiesto avrebbe potuto riottenere la Lamborghini. Grazie all’ampio e convergente quadro probatorio acquisito il tribunale del riesame di Treviso aveva confermato il sequestro preventivo dell’auto sportiva.

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