Mamma padovana incastra pedofilo: adescava minori su Facebook
Nella rete dell'orco era finito anche un 14enne di Padova, che aveva ricevuto messaggi a sfondo sessuale sul proprio profilo sul social network e una ricarica telefonica. L'indagine della polizia è partita grazie alla denuncia della madre del ragazzo
Il fine era quello di ricevere foto “osé” o di arrivare all'incontro sessuale tout court. Il mezzo privilegiato di adescamento erano i social network più gettonati tra i ragazzi più giovani, attraverso i quali instaurare un contatto e poi pagare per le prestazioni tramite ricariche telefoniche o anche di carte postepay.
L'ADESCAMENTO SU FACEBOOK. Tra i tanti minori caduti nella rete dell'orco anche un 14enne di Padova, che aveva ricevuto messaggi a sfondo sessuale sul proprio profilo su Facebook e una ricarica telefonica. L'indagine della squadra mobile euganea è partita 6 mesi fa grazie alla denuncia della madre del ragazzo, che aveva scoperto sul social network condiviso dal figlio messaggi inequivocabili.
ANCHE RAPPORTI SESSUALI. La polizia ha individuato il pedofilo, A. B., un imprenditore vicentino di 56 anni, titolare di una fabbrica che produce componentistica elettronica alla periferia della città berica. Sarebbero una ventina i ragazzini, tra i 15 e i 17 anni, sugli oltre 50 contattati, con i quali l'imprenditore vicentino avrebbe avuto rapporti sessuali.
ADOLESCENTI DA 5 PROVINCE. La polizia ha pedinato e intercettato telefonicamente l'indagato, scoprendo che si incontrava solo con ragazzi, con i quali si appartava nella sua macchina, anche nei pressi dei caselli autostradali, e nelle abitazioni dei giovanissimi quando i genitori erano assenti. Coinvolti adolescenti delle province di Treviso, Padova, Venezia, Brescia e Vicenza, ai quali venivano offerte oltre a ricariche telefoniche, somme in denaro dai 25 ai 50 euro e, in alcuni casi, telefoni cellulari o qualche capo d'abbigliamento.
L'ARRESTO. Il gip di Venezia, su richiesta del pm lagunare Giovanni Zorzi, ha emesso nei confronti del vicentino un provvedimento restrittivo, eseguito dalla squadra mobile padovana. Il capo della squadra mobile di Padova, Marco Calì, ha lanciato l'invito ai genitori a condividere con i figli le password e gli accessi ad internet, soprattutto quando sono in età adolescenziale, "per evitare spiacevoli incontri e di essere trascinati in percorsi pericolosi".