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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Nuovo ospedale, la Scuola di Medicina rassicura: "C'è un piano per via Giustiniani"

In occasione del convegno al Bo "Carenza di medici, salute a rischio", il manager della Regione Mantoan propone di pagare le borse di studio ai neolaureati veneti

C’è un progetto per recuperare l’area di via Giustiniani, una volta costruito il nuovo ospedale altrove. La Scuola di Medicina di Padova scongiura così il rischio “buco nero” al centro della città. Come riportano i quotidiani locali, è quanto è emerso venerdì mattina al convegno “Carenza di medici. Salute a rischio. Problemi, prospettive soluzioni” nell’Aula Magna di Palazzo del Bo a Padova. Dopo i saluti della direttrice del Dipartimento di Diritto pubblico, internazionale e comunitario, sono seguiti gli interventi di Mario Plebani, presidente della Scuola di Medicina di Padova; Donato Nitti, ex direttore della Clinica chirurgica dell’Azienda ospedaliera e docente dell’Università di Padova; Roberto Vettor, responsabile della Clinica Medica 3 dell’Azienda ospedaliera e docente dell’Università di Padova; Maurizio Scassola, vice presidente FNOMCeO; Mario Bertolissi, noto costituzionalista dell’Università di Padova; Domenico Mantoan, direttore generale Area Sanità e Sociale Regione Veneto.

IL FUTURO OSPEDALE.

“Penso che il presidente Zaia ci debba dire se ha i soldi per fare il nuovo ospedale", ha ammesso Plebani, presidente della Scuola di Medicina, “e penso che debba creare le condizioni perché chi ha il dovere di scegliere la sede, lo faccia in maniera collaborativa con tutti gli attori di questa vicenda. Esiste un progetto di integrazione che vede non solo un nuovo ospedale, ma anche un ripensamento della sede attuale. Come è stato detto, la medicina si sposta sempre più sul territorio. L'ospedale di prossimità, l'ospedale di comunità, la riabilitazione, l'attività di day surgery e gli screening possono rimanere in via Giustiniani, vicino alla popolazione. L'obiettivo è dare una visione integrata della formazione e dell'assistenza medica. Non ho mai visto Giordani, però ho incontrato Lorenzoni. Noi stiamo cercando il dialogo, anche se siamo partiti da posizioni diverse. Mi sembra che la proposta dell'Università non sia stata studiata a fondo. Via Giustiniani non deve diventare un buco nero, su questo fronte c'è rispetto e attenzione”. Si è espresso anche il direttore della sanità del Veneto, il manager Domenico Mantoan. “Il presidente Zaia ha il potere e la forza per imporsi", ha specificato Mantoan, “Poi sapete com'è: lui è un gandhiano, non un dittatore. Cerca il consenso. Credo che voglia trovare una soluzione condivisa con i territori. Nei progetti di Padova Est e Padova Ovest c'era scritto cosa rimaneva in via Giustiniani. All'epoca si parlava di un certo numero di posti letto, dell'ospedale della città e dello Iov. Questo è stato scritto in passato, adesso vediamo cosa verrà fuori”.

POCHI MEDICI IN CORSIA.

Chi si laurea in Medicina a Padova e a Verona potrà ottenere borse di studio regionali per entrare in specialità; una volta concluso il percorso di formazione, sarà obbligato a prestare servizio in un ospedale veneto. È la proposta che la Regione porterà a Roma, al tavolo per l'autonomia del Veneto successivo al referendum, per superare la crisi dei medici. La soluzione, che sarà illustrata da costituzionalista Mario Bertolissi, riflette l'approccio esposto al Bo dal direttore della sanità veneta, Domenico Mantoan. “Tra qualche anno avremo serie difficoltà a reperire specialisti”, afferma il manager “non basta lamentarsi, occorrono soluzioni concrete. Il Veneto, con il sostegno unanime della Conferenza delle regioni, ha già chiesto ai ministeri dell'istituzione e della salute l'autorizzazione ad assumere nelle proprie strutture e a tempo determinato i medici di 25 anni, neolaureati, impegnandosi a pagare il percorso di formazione specialistica nelle Scuole di Padova e Verona. È una richiesta che non comporta nessuna spesa per lo Stato, siamo noi a farci carico dello stipendio degli specializzandi. Ebbene, tale istanza è stata rigettata”.

UN EURO A TESTA PER PAGARE LA SANITA’.

“Tra i vari, numerosi diritti previsti dalla Costituzione, vi è quello alla salute”, ha detto il noto costituzionalista Mario Bertolissi, “Il contenuto  di  questo  essenziale  diritto  -  che  qualifica,  nella  misura  in  cui  viene  concretamente  assicurato,  uno  Stato come civile o incivile - è corroso da una crisi economico-finanziaria  che  pare  irreversibile.  Questo e  non  altro  spiega perché  mai  la  Corte  costituzionale  ha  dovuto  ricordare  che esiste un “nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana”. Sicché, la mancanza di un’assistenza e di cure appropriate mette in gioco la salute e la dignità della persona. Ogni  giorno,  ormai,  si  è  costretti  a  prendere  atto  di  inadeguatezze - relative, ma pur sempre rilevanti -, che hanno ad oggetto la tutela della salute. In tutto questo, c’è la cosiddetta malasanità. C’è, pure, la sanità ordinaria, positiva, appagante, che sta correndo il rischio del declino. Per carenza di medici, il cui organico si sta assottigliando, perché le risorse destinate alle borse di studio per la medicina specialistica sono insufficienti. Inutile rivolgersi allo Stato, che naviga in brutte acque. Siamo noi - cittadini della Regione Veneto - che dobbiamo attivarci. Dobbiamo chiedere che il numero di medici incardinati nel Servizio sanitario regionale sia adeguato: oggi e domani. E, se ciò dovesse implicare esborsi finanziari, sarà la Regione a provvedere, chiedendo ai cittadini-contribuenti di accollarsi l’onere relativo: che potrebbe essere di 1 euro a persona. Del resto, Stephen Holmes e Cass R. Sunstein hanno scritto che constatare che un diritto costa equivale ad ammettere che si deve rinunciare a qualcosa per averlo e per proteggerlo”.

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