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Cronaca

Padova, il 2011 in 10 notizie: violenza, mafia, profughi e calcioscommesse

Una selezione di alcuni tra i fatti più clamorosi che hanno segnato l'anno che volge al termine. Dall'omicidio Malvestio alle infiltrazioni mafiose a Nordest, dal crescendo di insicurezza e violenza in città al sogno svanito della serie A, fino al caso degli imprenditori che si suicidano per la crisi

Padova e la sua provincia si lasciano alle spalle un 2011 intenso, che ha dovuto fare i conti con gli strascichi post-emergenziali della tragica alluvione del novembre 2010 e con le nuove questioni -  in particolare quella dell'accoglienza dei profughi - apertesi a livello internazionale con l'accendersi delle rivoluzioni nel Nord Africa. Un'annata purtroppo ancora all'insegna della violenza, inaugurata a gennaio dall'efferato omicidio Malvestio a Massanzango. Il capoluogo ha registrato un crescendo di sangue, culminato con l'accoltellamento alle Cucine popolari, la maxi rissa tra bande di stranieri in Stazione e la sparatoria in via Vittorio Veneto. Fatti che hanno messo sull'attenti il mondo politico e che ha portato a un incremento della presenza in città dell'esercito e dei controlli sul territorio delle altre forze dell'ordine. Un duro colpo alle infiltrazioni mafiose a Nordest è stato messo a segno grazie all'operazione Manleva nei confronti della holding campana "Catapano", volta a stroncare il sodalizio criminale dell’associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Un 2011 anche all'insegna del sogno - poi svanito - del calcio Padova in serie A e dell'ombra - non ancora svanita - dello scandalo del Calcioscommesse.

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omicidio-malvestio-massanzago1_1_originalOMICIDIO MALVESTIO

Il 20 gennaio, nella sua casa di Massanzago, viene trovato il corpo senza vita del 72enne Alessandro Malvestio, pensionato affetto dal morbo di Alzheimer, deceduto dopo aver subito una rapina, durante la quale era stato immobilizzato ad una sedia, "incaprettato" e imbavagliato.

Il 26 maggio, i carabinieri arrestano i primi due romeni ritenuti gli autori del crimine: Petru Florin C., 39enne e Giorgel F., 44enne. L'analisi dei tabulati delle utenze telefoniche risultate agganciate alla cella di Massanzago, nell'orario in cui veniva ucciso Malvestio, ha permesso di documentare la presenza sul luogo del delitto dei due romeni.

A luglio viene arrestato in patria, a Timisoara, un terzo romeno ritenuto coautore dell'efferato delitto: Catalin Iulian S., 32enne. Gli accertamenti condotti hanno confermato sia i legami con i due connazionali già arrestati, sia i frequenti contatti telefonici nell'arco orario in cui il delitto veniva commesso. Petru Florin C., ritenuto il mandante, nella fase esecutiva sarebbe rimasto all'esterno dell'abitazione, mentre gli altri due avrebbero eseguito materialmente la rapina e l'omicidio.

operazione manleva-2CASO CATAPANO: MAFIA A NORDEST

Il 28 marzo, nel contesto dell’“Operazione Manleva”, volta a stroncare il sodalizio criminale dell’associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa e falso in atto pubblico, i carabinieri di Padova arrestano 14 individui, tutti facenti parte a vario titolo della holding "Catapano" di Napoli, tra cui il fondatore campano Giuseppe Catapano.

Il 14 maggio, a Valencia in Spagna, segue l'arresto di Carmine Vincenzo Catapano, napoletano amministratore unico delle società appartenenti al “gruppo”, sfuggito al primo blitz. Il 15 settembre si apre l'udienza preliminare del processo per il caso, impugnato dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Cinque le persone "offese" tra Padova e provincia. Si tratta di Gabriele B, Mattia S., Marcello D., Remo D. e Anna P., parti lese all'interno del processo. Tutti assolvevano il ruolo di curatori fallimentari.

Secondo l'accusa, la holding campana procedeva allo "svuotamento" dell'attivo di ditte schiacciate dalla crisi economica per trasferirlo a società estere costituite ad hoc, oppure cedendo le aziende a organizzazioni terze con sedi fittizie, rappresentate legalmente da un prestanome.

tendopoli-ex-scuola-gabelli_1_originalPROFUGHI: LA QUESTIONE DELL'ACCOGLIENZA

A metà aprile, l'eco delle rivoluzioni nel Nord Africa arriva anche a Padova, con l'approdo in città di una prima trentina di profughi tunisini sbarcati a Lampedusa. A maggio, la questione "accoglienza" deflagra: un gruppo di tunisini occupa a oltranza l'ex scuola Gabelli, per denunciare l'assenza di assistenza.

Nello stesso mese, diventano 300 gli immigrati con permesso di soggiorno umanitario destinati al Padovano, sulla cui accoglienza dibattuta in un vertice tra Provincia, prefetto e sindaci non tutti si trovano d'accordo. Nasce così il fronte dei "sindaci anti-profughi", in particolare nei Comuni dell'Alta padovana, fortemente sostenuto dalla Lega nord.

Ci sono però Comuni, parrocchie ed associazioni che aprono le loro porte e danno ospitalità. Non senza scatenare preoccupanti reazioni xenofobe, come le minacce incendiare al parroco di Anguillara o gli adesivi razzisti comparsi in centro a Padova, firmati Veneto Fronte Skinhead. Tra gli esempi virtuosi, l'ex Gabelli in prima battuta occupata, dove dei profughi, su base volontaria, in cambio dell'ospitalità, eseguono lavori di pulizia in parchi cittadini, alla fornace Morandi e allo stadio Euganeo.

vittorio-aliprandi-in-ospedale_original-2AGGRESSIONE ALIPRANDI

La mattina del 21 aprile si registra un grave fatto di violenza politica in centro a Padova, in galleria Duomo. Un gruppo di militanti vicini ai centri sociali si scaglia con bastoni e catene contro il consigliere comunale di minoranza Pdl Vittorio Aliprandi causandogli ferite alla testa. Il giorno prima, l'esponente di centrodestra era stato condannato dal tribunale per violazione della legge Mancino per le frasi anti-rom pubblicate sulla sua pagina Facebook.

Coinvolto anche il figlio, che ha riportato soltanto alcune escoriazioni alla mano. Entrambi sono finiti al pronto soccorso dell'ospedale di Padova, da dove Aliprandi chiede - steso in barella - di chiudere i centri sociali.

Due dei giovani ritenuti responsabili dell'aggressione vengono fermati dai passanti subito dopo e portati in questura e identificati. Immediate le reazioni di solidarietà al pidiellino da ogni fazione del mondo politico. Il prefetto, data la gravità dell'episodio, convoca il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica.

suorlia-3OMICIDIO ALLE CUCINE POPOLARI: ALLARME SICUREZZA IN CITTÀ

In estate si assiste a Padova a un'escalation di episodi violenti. Il primo segnale di allarme si registra il 19 luglio, in stazione, con una maxi rissa tra una 60ina di stranieri: un regolamento di conti tra la comunità tunisina e nigeriana deflagrato tra due individui per una rivalità amorosa e che poi è finito con l'estendersi sullo sfondo di un ambiente dominato dalla droga, dalla povertà e dalla disperazione. Una serata di violenza e paura il cui bilancio è di cinque feriti e tre arresti.

Il 2 agosto, arrivano in città altri 20 militari dell'esercito e si avvia un'intensificazione dei controlli sul territorio con pattuglie interforze composte da carabinieri, polizia, uomini dell'esercito e della Guardia di Finanza.

Il 5 agosto, all'interno delle Cucine popolari di via Tommaseo, un tunisino di 22 anni, Arba B.Z., viene assassinato a coltellate da un connazionale, il 34enne Moez J. Il fatto per futili motivi: l'assassino aveva chiesto alla vittima un prestito di una piccola somma, attorno ai 10 euro. Al rifiuto, erano seguite le fatali coltellate. L'assassino, dopo essere fuggito, si è costituito in questura (il video dell'arresto).

L'emergenza sicurezza è tale che la Provincia convoca un consiglio straordinario sul tema, il 1 settembre, proprio in uno dei "bronx" cittadini: la stazione.

via vittorio veneto 33-2SPARATORIA IN PALTANA

Il 6 settembre, il civico 33 di via Vittorio Veneto in zona Paltana a Padova si sveglia a suon di pistolettate. Un uomo spara e ferisce due albanesi - Baron K. (31 anni) e Agaj R. (24 anni) - nell'androne del condominio di uno dei due (il video del luogo). Dopo aver suonato i campanelli e interrotto la corrente elettrica, l'aggressore aveva attirato nella trappola le sue vittime, scese dalle scale per capire la causa dell'interruzione di corrente elettrica e raggiunte da quattro colpi di pistola, fortunamentante non mortali.

A scatenare l'agguato, un grave sgarro nel traffico di stupefacenti. La fuga dell'attentatore dura meno di 24 ore. All'alba del giorno successivo, i carabinieri arrestano il presunto feritore: Vladimir S., un connazionale 33enne senza fissa dimora già noto alle forze dell'ordine, nascostosi a casa di un conoscente in Toscana.

fiaccolata un anno dopo l'alluvione-2ALLUVIONE: UN ANNO DOPO

La sera del 2 novembre, esattamente un anno dopo al giorno in cui il canale Roncajette ha rotto l'argine allagando e gettando nella disperazione numerose famiglie e aziende del Padovano, in centinaia si sono dati appuntamento sullo stesso argine per una fiaccolata in ricordo del tragico evento (guarda il video).

Un'emergenza, quella idraulica, purtroppo ancora più che attuale per il territorio, messo in pericolo anche nei giorni successivi dal maltempo autunnale, con evidenti segnali di criticità. Il 9 novembre, le acque del Bacchiglione hanno inghiottito una porzione della banchina dell'argine dalla parte di via basso Isonzo al Bassanello, a Padova. Un episodio non grave trattandosi di un'area golenale, ma che denota lo stato di incuria in cui si trovano gli argini della città così come di tutta la provincia.

Un anno, il 2011, all'insegna anche delle proteste degli alluvionati, sul fronte dei risarcimenti danni. Come l'annuncio disperato degli imprenditori alluvionati di consegnare le proprie chiavi al governatore Veneto Luca Zaia contro i tardivi criteri ritenuti non congrui per i rimborsi. Un anno, però, che si chiude anche con un sospiro di sollievo, grazie alla proroga al 2012 per i lavori di ripristino e gli accertamenti concessa dal commissario per il superamento dell'emergenza, Perla Stancari.
 

fermato-2STUPRO E TENTATO SUICIDIO AI GIARDINI

L'11 novembre, ai Giardini dell'Arena a Padova, due minorenni residenti nel vicentino si sono fatte coinvolgere per "noia" in un mondo probabilmente fino a prima sconosciuto, finendo infine vittime di un grave episodio di violenza di fronte al quale, disarmate, hanno visto come unica soluzione il suicidio. Le due volevano acquistare della droga da un tunisino che, dopo avergli fatto provare della cocaina, ha abusato di una di loro.

Choccate, avevano provato a tagliarsi le vene lungo il Piovego. I carabinieri sono intervenuti in tempo per salvarle e hanno fermato l'extracomunitario, un 28enne clandestino in attesa di convolare a nozze con una 40enne italiana.

Il fatto ha profondamente scosso l'opinione pubblica e il mondo polito cittadino e, per l'occasione, gli esponenti regionali del Pdl hanno rispolverato la proposta di legge per la castrazione chimica per i crimini sessuali.

suicidio imprenditore edile-2IMPRENDITORI SUICIDI PER I "CREDITI"

Sono due gli episodi, molto simili tra loro, che verso il concludersi dell'anno hanno sollevato diversi interrogativi nel mondo imprenditoriale padovano. Si tratta di due titolari di aziende che, per problemi finanziari dovuti alle difficoltà di ottenere i crediti accumulati da terzi, oppressi dalla situazione e dal pensiero di non riuscire più a pagare a propria volta i creditori e gli stipendi dei propri dipendi, hanno scelto di farla finita.

È il 18 novembre quando Giancarlo Perin, 52enne titolare di una impresa edile di Borgoricco, si impicca alla benna di una macchina per la movimentazione terra nella sede della ditta di famiglia. In un biglietto le ragioni del tragico gesto, legato a problemi economici.

Nemmeno un mese dopo, il 12 dicembre, è il 59enne Giovanni Schiavon a togliersi la vita. Titolare della Eurostrade 90 di Vigonza, si spara alla tempia nel suo ufficio. Anche lui lascia un biglietto di scuse e saluti ai familiari che, disperati, si appellano però al mondo politico affinchè si spezzi la malsana catena per cui le imprese che lavorano finiscono in crisi per colpa dei committenti, anche pubblici, che non pagano.

tifosi-padova-calcio_originalIL SOGNO DELLA SERIE A E LO SCANDALO DEL CALCIOSCOMMESSE

Per il Padova Calcio due sono le notizie clou dell'anno: il sogno sfumato della serie A e lo scandalo del calcioscommesse. Ma andiamo con ordine.

Il 2011 si è aperto con un flop per i biancoscudati, quello di Calori. La panchina era iniziata già a scottare fino a quando, nel derby perso col Cittadella in malo modo, non aveva proprio preso fuoco. Un po’ troppo anche per uno che di cognome fa Calori e infatti, per lui, il 15 marzo arrivò l’esonero.

La società sceglie un tecnico giovane ma preparato, Alessandro Dal Canto: con lui l'imbattibilità e la squadra che sente già di aver prenotato un bel posto in prima classe sul treno dei desideri, quello della serie A. Ma quel treno si intravede appena: perché inaspettatamente si ferma a Novara.

Poi, smaltita la delusione, arriva l’estate. Il tormentone Foschi, che va non va e poi resta e il tormentone El Shaarawy, il faraone che va non va e poi invece è andato via davvero: destinazione Milano. Un treno, quello, rossonero da non perdere.

E' iniziato appena il calciomercato, che arriva come un fulmine a ciel sereno il ciclone calcioscommesse. Padova-Atalanta, il boom di scommesse sul pareggio, i sospetti. E nei tifosi la preoccupazione. Davvero è stata truccata la partita? Ma dalla società secche smentite, e arriva presto la nuova stagione. E con quella anche i nuovi innesti: da Cutolo a Pelizzoli a Milanetto. Ma il colpo più grosso è Daniele Cacia, bomber di razza.

I biancoscudati iniziano la nuova stagione con un filotto di vittorie. Poi il Novembre nero e l’inverno, che porta l’ennesimo ciclone, stavolta trasformato in tempesta: Padova-Atalanta è stata davvero truccata. Confessioni, illazioni, dubbi, verità, Doni. Come andrà a finire e quale sia la verità nessuno per ora lo sa, le indagini sono ancora in corso. L’augurio è che nel nuovo anno ripassi il treno dei desideri targato serie A e che questa volta non smarrisca il binario per Padova.

 

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