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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Pubblicate su Nature Astronomy e Science le scoperte di Osiris a bordo di Rosetta

Il 21 marzo, le prestigiose riviste scientifiche hanno simultaneamente mandato in stampa due diversi articoli relativi ad alcune importanti scoperte scientifiche effettuate dallo strumento

Il 21 marzo, le prestigiose riviste scientifiche Nature Astronomy e Science hanno simultaneamente due diversi articoli relativi ad alcune importanti scoperte scientifiche effettuate dallo strumento Osiris a bordo della missione Rosetta, che si è conclusa lo scorso 30 settembre dopo più di due anni di osservazioni della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko adagiandosi sul suolo del nucleo cometario. I due articoli, alla cui realizzazione hanno contribuito vari scienziati del nostro Ateneo, descrivono entrambi dei risultati ottenuti grazie alle osservazioni fatte con i due telescopi, lo strumento a bordo della sonda dedicato all’acquisizione delle immagini della cometa. Per la prima volta in assoluto si sono monitorati eventi che hanno modificato la superficie del nucleo durante il passaggio della cometa al perielio, che è il punto della sua orbita più vicino al Sole. Si è quindi cercato di capire i meccanismi che regolano la dinamica di questi bellissimi e affascinanti corpi celesti.

GLI ARTICOLI. L’articolo “The pristine interior of comet 67P revealed by the combined Aswan outburst and cliff collapse” (L’interno incontaminato della cometa 67P rivelato dalla contemporanea esplosione e crollo della parete di Aswan) su Nature Astronomy, che ha come primo autore Maurizio Pajola, un giovane ricercatore del nostro Ateneo attualmente alla NASA, tratta di un evento catastrofico che si è verificato il 10 luglio 2015 nella cosiddetta regione di Seth. Sul bordo di un “precipizio” di circa 150 m di altezza denominato Aswan, dove era stata in precedenza osservata una frattura larga più di un metro e lunga oltre 70, si è verificato un crollo di circa 60x80x12 m3 di materiale. Il secondo articolo, “Surface changes on comet 67P/Churyumov-Gerasimenko suggest a more active past” (I cambiamenti della superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko suggeriscono un passato più attivo), coordinato da M. Ramy El-Maarry, un ricercatore egiziano anche lui attualmente negli USA, ha rivisto in modo dettagliato tutte le varie modifiche subite dalla superficie del nucleo durante i due anni di osservazioni di Rosetta, dall’estate del 2014 a settembre del 2016. Ma molte altre sono le evidenze di una significativa attività cometaria: ad esempio le “dune” osservate in alcune zone della cometa, che sono dapprima scomparse quando la cometa era in prossimità del perielio per lasciare spazio a delle strutture circolari che si sono via via allargate, per poi infine riapparire quando la cometa è diventata meno attiva. Un’altra osservazione che ha fatto temere molto gli scienziati è la presenza di una frattura lungo il “collo” della cometa, cioè la parte più sottile del nucleo, lunga più di 500 m; nell’arco di pochi mesi, da agosto a dicembre 2014, questa frattura si è allungata di altri trenta, forse a causa dello stress indotto dal fatto che la cometa si era messa a ruotare più rapidamente.

RISCHIO. Ma quel che è peggio è che a giugno 2016 si è osservata una nuova frattura lunga 150-300 m che scorre parallela alla precedente: il timore è che lo stress meccanico sui è soggetta la cometa dal suo moto di rotazione così veloce, sia tale da portare ad una possibile rottura della cometa stessa in due grossi pezzi, come in effetti è già accaduto in passato ad altre comete quando si sono trovate in prossimità del Sole. Vedremo dai prossimi studi dei dati ottenuti da Rosetta se questo può essere un reale rischio oppure no. Ma nonostante tutto questo, si è anche capito che attualmente questa cometa è molto meno attiva di quanto non deve essere stata in passato. Infatti le modifiche osservate non sono in grado di spiegare la grande varietà di strutture presenti sul nucleo, e che possono essere spiegate solo assumendo una attività molto maggiore nel passato.

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