Lavori Eremitani, aperta inchiesta dopo l'esposto di "Italia nostra"
L'associazione aveva accusato il Comune di aver investito fondi regionali per 3 milioni di euro in interventi di restauro non a norma di legge, nel mirino in particolare la copertura in vetro del chiostro dell'Albini
L'ombra dell'illegalità sui lavori di restauro del museo Eremitani di Padova? L'associazione ambientalista Italia nostra ne è convinta, tanto che ai primi di agosto ha presentato un esposto in procura spiegando punto per punto i motivi della contestazione al progetto fortemente voluto dall'assessore alla cultura del Comune Andrea Colasio. A quanto pare il faldone con le osservazioni dell'architetto Letizia Panajotti, presidente emerito di Italia Nostra, non è caduto nel vuoto. Come riportano i quotidiani locali infatti, il pubblico ministero Sergio Dini ha deciso di aprire un'inchiesta in merito.
L'ESPOSTO Italia nostra: "Sequestrare il cantiere"
PUNTI SOTTO ACCUSA. Passeranno sotto la lente del magistrato dunque quei 3 milioni di euro di cui il Comune ha beneficiato da parte della Regione per i lavori di restauro. Se il progetto di riqualificazione dovesse effettivamente rivelarsi fuori norma, Palazzo Moroni sarebbe costretto a sborsare di tasca propria la somma ricevuta. Nel mirino degli ambientalisti c'è soprattutto il la copertura in vetro del chiostro dell'Albini, che oltre a creare nuovo volume edilizio, andrebbe a stagliarsi a soli 70 centimetri dalla parete finestrata della chiesa degli Eremitani. Ma non è tutto, la Panajotti contesta l'intero progetto che a suo dire cozzerebbe con il piano regolatore, e sarebbe stato presentato in Regione privo del certificato di conformità urbanistica, in assenza dei nulla osta dalla Sopraintendenza e senza l'autorizzazione paesaggistica.
