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Cronaca

Padovana decide di abortire, ma ventidue ospedali rifiutano di eseguire l'intervento

La donna, prima di poter abortire, ha ricevuto 22 no, dall'ospedale di Padova, ma anche da altri nosocomi del Veneto, del Friuli e del Trentino

Una decisione già di per sé sofferta, che si è dovuta scontrare con ben ventidue "no". Tanti sono, infatti, gli ospedali del Nordest che hanno respinto la richiesta di abortire di una donna padovana di 41 anni, incinta del terzo figlio e decisa ad interrompere volontariamente una gravidanza non attesa, scoperta in dicembre. 

22 NO ALLA RICHIESTA DI ABORTO. "Non c'è posto", "ci sono le vacanze", "sono tutti obiettori di coscienza": sono le motivazioni più frequenti ai ripetuti dinieghi ricevuti non solo a Padova, ma anche in altri nosocomi del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. 

INTERVENTO AL 23° TENTATIVO. L'intervento deve essere eseguito per legge entro i primi 90 giorni di gestazione, e le risposte negative ricevute dalla donna hanno rischiato di dilatare troppo i tempi. Alla fine, grazie all'aiuto della Cgil, la 41enne ha potuto abortire proprio nell'ospedale di Padova, il primo a cui si era rivolta e il primo che le avrebbe risposto di no.

LA CGIL. "È del tutto evidente - afferma la Cgil del Veneto - che se la stragrande maggioranza dei medici si dichiara 'obiettore di coscienza', le liste d'attesa per l'interruzione volontaria di gravidanza diventano pericolosamente lunghe, costringendo le donne a rivolgersi, quando va bene, a strutture private, o peggio a fare ricorso all'aborto clandestino". Secondo la Cgil, in Veneto risulterebbe obiettore l'80% dei ginecologi, con situazioni particolarmente gravi a Padova e Belluno.

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