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Cronaca

Crac Banca popolare di garanzia Presentato il conto in tribunale

Dopo la chiusura delle indagini preliminari e l'iscrizione nel registro degli indagati di 16 persone, i commissari liquidatori chiedono un milione e 700mila euro per i revisori ed oltre 20 milioni tra tutti gli amministratori

Un milione e 700mila euro per i revisori ed oltre 20 milioni, divisi a vario titolo, tra tutti gli amministratori. Come riportano i quotidiani locali, sarebbe questo il conto presentato al tribunale di Venezia, a titolo di risarcimento, dai commissari liquidatori in merito al crac della Banca popolare di garanzia.

CHIUSURA INDAGINI. Il pubblico ministero Roberto D’Angelo ha chiuso le indagini preliminari relative alla bancarotta della Banca popolare di garanzia, società cooperativa con sede a Padova, indagando 16 persone tra industriali, amministratori e sindaci della banca tra i quali spiccano gli ex presidenti di Confindustria Padova Francesco Peghin e Luca Bonaiti e l’ex consigliere regionale di Forza Italia Regina Bertipaglia, tutti ex membri del consiglio di amministrazione della banca.

CONTESTAZIONI. La banca, nata dalla trasformazione in cooperativa bancaria del consorzio fidi della Confindustria di Padova, a fronte di un buco da quasi 20 milioni, nel maggio 2009 era stata posta in amministrazione straordinaria. Le accuse sono a vario titolo, dalla bancarotta fraudolenta, per aver dissipato o distratto beni e risorse della Banca popolare di garanzia, utilizzandoli per spese proprie o a proprio vantaggio, allo sperpero di risorse per le sedi della banca ad Ancona, Verona, Torino, Milano e Roma.

SPERPERO. Tra i costi contestati anche l’affitto di un appartamento nella capitale, nel quartiere Parioli, ed un’auto per 130mila euro a favore. Diciotto dipendenti avrebbero potutocontare su altrettanti veicoli a noleggio senza limiti di percorrenza. Tra i reati sono contestate anche le operazioni del direttore generale Giampaolo Molon, relative alla cessione gli immobili della banca di via Masini, con danno per 1 milione di euro.

REAZIONE POLITICI. “Ci risiamo – tuona Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale – altro giro, altro buco. Stavolta tocca a Interfidi Nordest, i cui ex amministratori sono tutti accusati di bancarotta fraudolenta. Si parla di regali e di amici che hanno guadagnato da questi soldi, ma si parla anche di furti, di affitti, di case e di macchine. Siamo alle solite, non si sa mai cosa succede ai soldi dei cittadini”.

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