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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caso Sallusti: parte da Padova un altro processo per diffamazione

Dopo la condanna ieri in Cassazione del direttore del Giornale a 14 mesi di carcere per diffamazione del magistrato Cocilovo, questa mattina a Milano l'udienza preliminare nata dalla querela del procuratore militare euganeo Maurizio Block

Non si apre sotto i migliori auspici il day after la conferma da parte della Cassazione della sua condanna in carcere a 14 mesi per diffamazione aggravata di un magistrato, pena sospesa in quanto non recidivo. L'ormai già ex direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, dimessosi seduta stante perché "non posso dirigere se non sono un uomo libero", questa mattina è chiamato nuovamente in causa per un altro processo per diffamazione a suo carico ai danni di un altro magistrato. L'accusa è di omesso controllo in qualità di direttore, partita dalla querela del procuratore militare di Padova, Maurizio Block. Al centro del procedimento un'intervista al generale Antonio Pappalardo, il quale risponde di diffamazione, pubblicata nel settembre 2007 su "Libero". Oggi è fissata l'udienza preliminare in tribunale davanti al gup di Milano, Maria Grazia Domanico e il pm è Angelo Renna.

LA CONDANNA DI IERI. La Cassazione in una nota segnala che Sallusti, nell'editoriale pubblicato su Libero quando ancora ne era direttore e a lui attribuito perché firmato da pseudonimo, ha riportato una notizia "falsa" nonostante fossero, in merito, già state riportate smentite da dispacci di agenzia. In pratica, la nota sembra indicare che l'articolo incriminato non era ascrivibile a notizie sbagliate e fuorvianti già pubblicate (il 17 febbraio da "La Stampa" che senza arrivare al processo ha preferito risarcire subito la parte lesa, ossia il giudice tutelare Giuseppe Cocilovo). La Cassazione, in proposito, spiega che la tredicenne rimasta incinta, voleva abortire e, dunque, non è dal giudice che è venuto questo ordine, ma solo l'autorizzazione. Si spiega, infine, che la madre della ragazzina aveva dato il suo consenso e che, madre e figlia, non volevano che della cosa fosse informato il padre. Per questo si erano rivolte alla magistratura, come prevede la legge 194 sull'interruzione di gravidanza. L'articolo attribuito a Sallusti assegnava al dottor Cocilovo di aver imposto la scelta dell'aborto alla ragazzina.

LA SOSPENSIONE DELLA PENA. Niente carcere però per Sallusti: con una nota firmata dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, la magistratura di Milano fa sapere che la condanna è automaticamente sospesa in quanto il giornalista non ha cumuli di pene, né recidive. Sallusti avrà 30 giorni di tempo per chiedere al Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa: l'affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà, anche se il diretto interessato ha già fatto sapere che non intende avvalersi di questa possibilità.

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