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Cronaca

Maxi-operazione della guardia di finanza, sequestrati beni per sei milioni di euro

Coinvolti 9 amministratori e 15 imprese nelle indagini, che traggono origine da verifiche fiscali condotte dal gruppo di Padova nei confronti di società cooperative del settore della logistica e del facchinaggio 

Nella mattinata di martedì 8 febbraio, a conclusione di una complessa indagine di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica, i finanzieri del comando provinciale di Padova hanno dato esecuzione nell'ambito dell'operazione "Luxury Porterage" a un decreto di sequestro preventivo di beni - emesso dal Gip - per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro, profitto (secondo l’impostazione accusatoria) di reati tributari perpetrati, in concorso, attraverso le indebite compensazioni di debiti tributari e contributivi dovuti con crediti d’imposta inesistenti, oltre che con l’utilizzo e l’emissione di fatture false, nonché mediante l’omesso versamento dell’Iva dovuta risultante dalla relativa dichiarazione.

Perquisizioni e sequestri

Sono inoltre state compiute decine di perquisizioni, sempre disposte dalla Procura della Repubblica, nelle abitazioni dei rappresentanti legali e nelle sedi delle società amministrate, allo scopo di acquisire ulteriore materiale probatorio. A oggi le attività investigative - allo stato nella fase delle indagini preliminari - interessano 9 amministratori e 15 imprese e traggono origine da verifiche fiscali condotte dal gruppo di Padova nei confronti di società cooperative del settore della logistica e del facchinaggio facenti capo alla Work Service Group, ulteriore società cooperativa operante con funzione di consorzio con sede a Padova, e che agiva da stazione appaltante: quest’ultima acquisiva importanti commesse, eseguite tramite le prestazioni di lavoro dei soci delle varie consorziate. L’attività ispettiva ha consentito di delineare un accurato quadro indiziario sul conto degli amministratori delle società controllate in ordine all’indebito utilizzo in compensazione di crediti d’imposta riferiti principalmente ad attività di ricerca e sviluppo, ritenute inesistenti, per il pagamento di debiti tributari e contributivi effettivamente dovuti. Ulteriori accertamenti hanno permesso di rilevare, sulla scorta degli elementi sinora acquisiti, che alcune società cooperative, a vario titolo, hanno omesso di versare entro il termine previsto l’Iva dovuta in base alla relativa dichiarazione, pari a un ammontare superiore alla soglia penalmente rilevante, e hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti (emesse da società cartiere ubicate in Veneto), riconducibili agli stessi indagati, al fine di documentare costi non sostenuti per ridurre i ricavi generati dai servizi resi nei confronti della società cooperativa “capofila”.

Beni

Per quanto riguarda quest’ultima società, i finanzieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria anche alcune condotte distrattive, tra cui una effettuata mediante la cessione di un ramo d’azienda a una società per azioni, sempre collegata a uno dei soggetti coinvolti nell’indagine, per trasferire i migliori asset della prima, determinando così uno stato di insolvenza che, successivamente, ne ha comportato il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Padova nel giugno dello scorso anno. Grazie ad accurati accertamenti patrimoniali e finanziari preliminarmente effettuati dalle Fiamme Gialle, l’esecuzione del citato decreto di sequestro preventivo ha portato a individuare e sottoporre a vincolo cautelare beni mobili e immobili di pregio, questi ultimi nelle province di Padova e Venezia, nonché saldi di conto corrente - nella disponibilità degli indagati - fino a concorrenza degli ipotizzati proventi illeciti.

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