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Cronaca Brugine

Per non dare nell'occhio, spacciavano droga assieme al figlio di appena 2 anni: arrestati

I carabinieri di Piove di Sacco hanno individuato due pusher marocchini, che avevano fissato come piazza di spaccio una delle loro case a Campagnola di Brugine e vicino ai negozi

Senza alcuno scrupolo, per passare inosservati, durante la loro attività di spaccio di stupefacente si portavano appresso anche il figlio di appena 2 anni di uno di loro. Finiti però nel mirino dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Piove di Sacco, a seguito di indagini, i due pusher marocchini sono stati arrestati.

LA "PIAZZA" A CAMPAGNOLA DI BRUGINE. I due spacciatori avevano fissato la loro "piazza" a Campagnola di Brugine, in una delle loro abitazioni e vicino agli esercizi pubblici della piccola frazione del paese della Saccisica.

GLI ARRESTATI. I due indagati sono A.C., 38enne, nullafacente, residente a Piove, già detenuto nella casa circondariale di Padova (a seguito di un precedente arresto nell'ottobre 2016, operato sempre dai carabinieri di Piove per reati di droga), e S.B., 35enne, operaio di Campagnola di Brugine, entrambi sottoposti alle indagini in relazione a continuative cessioni di cocaina e hashish, consumate nel frazione di Campagnola, nel periodo compreso tra l’anno 2015 e il mese di novembre 2016. Pertanto, a conclusione dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova, nella persona del pubblico ministero Benedetto Roberti, i militari hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale patavino Cristina Cavaggion.

AUTO IN CODA, CONSEGNA "STOP&GO". Le indagini hanno preso avvio nel mese di ottobre 2016: i militari dell’Arma, nel contesto di vari servizi antidroga, individuarono due pusher di origini marocchine che davano appuntamento ai numerosi "clienti" a Campagnola di Brugine, per poi perfezionare le vendite di cocaina e hashish nell’abitazione di S.B. o nelle vicinanze di bar della zona. Notevole il giro d’affari generato dalla massiccia attività di spaccio dei due indagati: fuori dall’abitazione di S.B., ad attendere gli spacciatori si formava spesso una lunga fila di auto condotte da assuntori locali, che attendevano pazientemente il loro turno per acquistare gli stupefacenti (con le modalità del "stop & go", si fermavano davanti alla casa in attesa che il pusher uscisse a consegnare loro la droga senza che dovessero scendere dall'auto).

IL BIMBO DI 2 ANNI "USATO" PER NON DESTARE SOSPETTI. Ma l’elemento di maggior allarme sociale emerso nel contesto investigativo è l'utilizzo che S.B. faceva, in occasione di vari episodi di spaccio, del figlioletto di appena 2 anni: il pusher lo portava con sé durante le cessioni degli stupefacenti, allo scopo di destare meno sospetti possibile ed evitare eventuali controlli delle forze dell’ordine. Proprio in ragione di questo preoccupante riscontro, con l’ordinanza emessa a suo carico, ad S.B. viene contestata anche l’aggravante di aver commesso il reato avvalendosi di un minore. 

SPACCIO "PAESANO". Le risultanze d’indagine sono state infatti corroborate dagli stessi acquirenti escussi, che hanno confermato di essersi approvvigionati di cocaina e hashish direttamente dagli indagati. Questi ultimi avevano costituito un collaudato sistema di spaccio: dapprima l’acquisto degli stupefacenti su larga scala, che i due immettevano sul mercato, ricevendo direttamente le richieste dei clienti, poi le relative consegne. Uno spaccio di tipo "paesano", con una sessantina di clienti della zona che si rivolgevano a questi spacciatori "locali", ritenendoli più "sicuri" rispetto all'alternativa di avventurarsi in situazioni più sconosciute, come ad esempio il centro di Padova, per rifornirsi di droga.

ENTRAMBI IN CARCERE. In conclusione, ad A.C. è stato notificato il provvedimento restrittivo alla casa circondariale di Padova, mentre S.B., una volta arrestato a Campagnola di Brugine, è stato associato alla stessa struttura carceraria.

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