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Cronaca Limena

Spaccio di droghe leggere, rete di 10 minori smantellata a Padova

I carabinieri di Limena hanno stretto il cerchio attorno a dei giovanissimi italiani, indagati per spaccio di stupefacente. Eseguite lunedì le prescrizioni cautelari emesse dalla Procura dei minori nei loro confronti

Dieci giovanissimi italiani uniti dal business della droga. A chiudere la "start up" dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti leggere ci hanno pensato i carabinieri della stazione di Limena, a conclusione di una lunga indagine. Lunedì mattina sono state eseguite le prescrizioni cautelari emesse nei confronti dei dieci minorenni, due ragazze e otto maschi, dalla Procura dei minori del tribunale di Venezia. Oltre 500 gli acquirenti interrogati, nei confronti dei quali, per circa 300, verranno avviate le pratiche alle rispettive prefetture di residenza per le segnalazioni amministrative in qualità di assuntori.

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SPACCIAVANO AI COMPAGNI. Le indagini iniziano nell’agosto del 2013, quando viene segnalata agli investigatori la presenza di droghe leggere tra i frequentatori del grest comunale. Immediati accertamenti permisero di arrestare, lo scorso luglio, un 25enne albanese, ritenuto il principale fornitore di stupefacenti. Il proseguo delle indagini ha aperto uno squarcio su una realtà molto inquietante, cioè su una ramificata rete di spaccio messa su da alcuni minori, che per pagare i propri vizi e guadagnare qualche euro, a loro volta, erano diventati piccoli spacciatori, soprattutto dei propri compagni di classe. Tutti e dieci, tranne un paio, frequentavano le superiori a Padova. Luoghi di ritrovo, a Limena, erano poi gli spazi antistanti alcuni istituti, come l'Arnaldo da Limena, la Petrarca, il Melograno, dove avvenivano anche gli scambi.

VIDEO: Indagini dopo le segnalazioni al Grest comunale

LA "CRESTA" PER PAGARSI LA DOSE. Secondo quanto appurato dai militari dell'arma, il capo della rete era l'albanese, mentre i ragazzini, oggi tra i 16 e 18 anni, erano dei suoi "subagenti" che si limitavano a fare la "cresta" alle dosi. Tra di loro si conoscevano, ma ciascuno spacciava in autonomia, senza un'organizzazione gerarchica, fatta eccezione per la figura del fornitore. Stupefacente smerciato, esclusivamente hashish e marijuana. Tra i 5 e i 10 euro la cessione media. Ogni dieci, una dose rappresentava il "guadagno" per i piccoli "galoppini". Un modo per molti per riuscire a pagarsi il consumo personale di droga senza dover chiedere denaro in casa e destare sospetti. Lunedì, quando i carabinieri si sono presentati nelle abitazioni dei giovani, figli di famiglie normali, i genitori sono rimasti esterrefatti, in molti si sono sentiti crollare il mondo addosso, mentre i diretti destinatari delle prescrizioni hanno reagito tra lo stupore di chi pensava di non aver fatto nulla di grave e la strafottenza legata a un'età ancora acerba.

LE MISURE CAUTELARI. Dieci i ragazzi indagati, 4 di loro nel frattempo diventati maggiorenni. Nei confronti di tutti e dieci, la Procura per i minorenni di Venezia ha emesso varie prescrizioni cautelari: frequentare la scuola o il lavoro; presentarsi all’ufficio del Servizio sociale minorile, con l’obbligo di seguire le indicazioni degli operatori e intraprendere un percorso diagnostico e terapeutico al Sert; rimanere in casa dalle 20.30 alle 6,30; divieto di frequentare i coindagati, anche in via telematica; divieto di frequentare pregiudicati e di recarsi in luoghi frequentati da persone dedite all’uso di droghe, o nelle discoteche, o analoghi luoghi di ritrovo; divieto di allontanarsi dal proprio Comune.

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