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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Piove di Sacco

Rifornivano il Piovese di droga: stroncato sodalizio criminale tra stranieri e italiani Spacciavano anche provette di urina "pulita"

Nove le misure cautelari, di cui sei detentive, eseguite nei confronti di altrettanti soggetti che spacciavano, dal 2009 al 2016, principalmente a Piove di Sacco e nei comuni limitrofi

Nella prima mattinata di venerdì, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Piove di Sacco hanno sgominato un gruppo di malviventi, composto da italiani e nord-africani appartenenti ad un’unica compagine, che aveva monopolizzato lo spaccio di sostanze stupefacenti nella Saccisica e nel territorio dei comuni circostanti. Nel corso delle investigazioni sono emerse, complessivamente, responsabilità in capo a 18 indagati, 11 dei quali coinvolti nelle indagini in relazione a ripetute cessioni di droghe di varia natura, effettuate nel periodo compreso tra l’anno 2009 e il mese di settembre 2016, nella zona del Piovese e dei comuni confinanti (Piove di Sacco, Brugine, Candiana, Padova). Nei confronti di altre 8 persone, invece, è stato contestato il reato di favoreggiamento personale, per avere tentato di intralciare le indagini in atto nei confronti degli spacciatori.

NOVE MISURE CAUTELARI. Alle prime luci dell’alba, a conclusione dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova, nella persona del pubblico ministero Benedetto Roberti, i carabinieri di Piove di Sacco hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Mariella Fino, che dispone la custodia detentiva in carcere di: K.B., 32enne tunisino domiciliato a Brugine; E.C., 47enne di Piove di Sacco; M.M., 28enne di Brugine; A.E., 41enne marocchino domiciliato a Piove di Sacco. S.P., 29enne residente a La Valle Agordina, nel Bellunese (esiste anche un filone bellunese dell'indagine, in quanto gli arrestati si rifornivano nel Piovese per poi spacciare nel Bellunese) e A.M.T., 23enne di Padova, sono stati, invece, collocati agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni. Infine, Z.F., 29enne residente a Brugine, e S.R., 38enne di Galzignano Terme, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza, mentre, nei confronti di M.A., marocchino 32enne, senza domicilio fisso, è stato applicato il divieto di dimora nella regione Veneto. Destinatari della misura cautelare più restrittiva risultano anche altre due persone, senza fissa dimora, al momento non ancora rintracciate. Nei loro confronti sono state svolte ricerche con l’avvio della procedura finalizzata all’internazionalizzazione del provvedimento: l'ipotesi, infatti, è che si possano essere trasferiti all’estero.

OTTOBRE 2015. Le indagini sono iniziate nel mese di ottobre del 2015, quando i militari dell’Arma hanno individuato un pusher di origini tunisine, domiciliato a Brugine, che curava l’approvvigionamento di eroina nella zona servendosi di un'attiva rete di spacciatori locali. L'attività investigativa ha portato all'esecuzione di 6 arresti in flagranza di reato e al sequestro di quasi 250 grammi di eroina. L’eroina, tuttavia, non era l’unica sostanza trattata dal sodalizio: dai riscontri acquisiti, è emerso che gli indagati erano in grado di reperire e vendere anche altri tipi di droghe, quali cocaina, hashish, marijuana e metadone, oltre al farmaco ipnotico-sedativo denominato "Halcion".

DICEMBRE 2015. Nel mese di dicembre del 2015, a Brugine, in via Del Cimitero, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Piove di Sacco hanno sorpreso il pregiudicato R.K. a vendere un paio di dosi di eroina ad un 20enne della zona. La perquisizione eseguita a suo carico ha consentito di trovare altri 228 grammi di analoga sostanza pronta per essere immessa nel circuito di spaccio, del cui possesso rispondevano anche K.B. e A.Y., sottoposti, contestualmente, a fermo di indiziato di delitto. Le risultanze investigative, in quella circostanza, venenro corroborate dagli stessi acquirenti, che confermarono di essersi approvvigionati, anche negli anni precedenti, di vari tipi di droghe direttamente dagli indagati. Questi avevano, infatti, creato un articolato sistema di spaccio che prevedeva l’acquisto delle sostanze su larga scala, per poi immetterle nel mercato illegale attraverso un fitta rete di spacciatori locali.

IL "MODUS OPERANDI". Le modalità  di diffusione degli stupefacenti a livello locale si fondava su una consolidata organizzazione che disponeva di un tariffario predefinito, in relazione al quale gli acquirenti contattavano gli spacciatori formulando le loro richieste. Le consegne avvenivano, anche alla luce del giorno, in luoghi pubblici, quali parchi giochi - anche in presenza di mamme e bambini -, bar ed esercizi della zona, al fine di minimizzare ogni sospetto. 

L'URINA "PULITA". Il livello organizzativo raggiunto era collaudato al punto tale da prevedere anche la vendita di urina "pulita" agli assuntori che dovevano effettuare le analisi biomediche, allo scopo di eludere i risultati degli accertamenti di laboratorio finalizzati a comprovare il possesso dell’idoneità fisica al mantenimento o al conseguimento della patente di guida. Il costo medio era di cinque euro a provetta. Si trattava di una sorta di incentivo, un servizio aggiuntivo oltre al rifornimento di droga, capace di invogliare molto i clienti che frequentavano i centri di disintossicazione e i Sert. Spesso queste provette venivano fornite, su richiesta del cliente, proprio nelle vicinanze di questi centri, in modo da avere la provetta a disposizione poco prima di entrare per essere sottoposto al controllo.

GLI ARRESTATI. Al termine delle attività svolte giovedì matna, K.B. è stato associato alla casa circondariale di Vicenza, E.C., M.M. ed A.E. a quella di Padova, mentre S.P. e A.M.T. sono stati venivano ristretti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.

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