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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Camin / Via Belgio

L'ombra delle tangenti sul Mose, tra gli arrestati Baita della Mantovani

5 i provvedimenti restrittivi eseguiti oggi dalla Finanza. Oltre al presidente della famosa società di costruzioni padovana, anche la vice di Adria Infrastrutture Claudia M., ex segretaria di Galan

Blitz della Guardia di Finanza, questa mattina, su disposizione della Procura della Repubblica di Venezia, nell'ambito dell'operazione "Chalet" scattata dopo mesi di indagini serrate dei nuclei di polizia Tributaria di Venezia e Padova su una delle opere edili più imponenti che si stanno completando nel nostro Paese, il Mose in laguna, e su una serie di opere pubbliche realizzate con il sistema del project financing a livello veneto.

L'OPERAZIONE. Una ventina le persone indagate dai finanzieri che stanno eseguendo 45 perquisizioni tra le province di Padova, Venezia, Bologna e Lecco. 5 le persone arrestate. L'indagine è una propaggine dell'operazione "Aria nuova" che ha portato nel 2011 all'arresto di varie persone tra cui, per corruzione, l'ex ad dell'autostrada Venezia-Padova, Lino Brentan, per aver assegnato lavori a trattativa diretta aggirando le normali procedure d'appalto. 

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GLI ARRESTATI. I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono Piergiorgio Baita, presidente del cda della Mantovani costruzioni che ha sede a Padova in via Belgio e vice presidente di Adria Infrastrutture, l'amministratore delegato di Adria Infrastrutture Claudia M., ex segretaria dell'ex governatore Veneto Giancarlo Galan neoeletto in Parlamento tra le fila del Pdl, Nicola B. responsabile amministrativo della Mantovani e William C., presidente della sammarinese Bmc Broker, che si è accertato essere una società "cartiera". Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata all'evasione delle imposte mediante emissione e utilizzo di fatture false per un importo complessivo di 10 milioni di euro nei lavori del Mose, il sistema di sicurezza contro l'alta marea gestito dal Consorzio Venezia Nuova. I finanzieri hanno, tra l'altro, fatto un sequestro preventivo per quasi 8 milioni di euro.

LE FALSE FATTURE. La Bmc Broker, secondo le indagini, fatturava alla Mantovani false consulenze esterne per studi su vari settori (mercato, pubblicità), o le fatturava a società riconducibili al colosso delle costruzioni padovano. Il vantaggio? La Bmc aveva sede a San Marino, al tempo (la ricostruzione degli investigatori arriva fino al 2005) territorio difficile da monitorare per le autorità italiane. Peccato che l'azienda sanmarinese, nel fatturare dieci milioni di euro in un anno, potesse contare solo su un appartamento da cinquanta metri quadri, una dipendente e una fotocopiatrice. Formato A3. Sarebbe stato impossibile pure stampare cartografie e piani dettagliati. Secondo quanto ricostruito, una volta che la fattura veniva depositata e iscritta a bilancio dalla Mantovani, partiva un bonifico bancario alla volta di una banca di San Marino.

FONDI NERI E L'OMBRA DELLE TANGENTI. A quel punto W.C., presidente della Bmc Broker, che millantava anche di essere un console onorario della Repubblica enclave, andava a riscuotere i soldi in contanti e in auto (di lusso) raggiungeva il Veneto, dove consegnava il tutto trattenendosi una percentuale. "In questo modo si creavano fondi neri e, visto che le uscite venivano messe a bilancio, si pagavano meno tasse. L'utile infatti diminuiva", ha spiegato il colonnello Nisi. Ma a che cosa servivano questi fondi neri? Si parlerebbe di tanti soldi. Venti milioni di euro dal 2005 al 2010. Le indagini ora punteranno su questo frangente. Tangenti non se ne sono ancora scoperte, ma i sospetti degli inquirenti sono forti.

INDAGATO UN RAPPRESENTANTE DELLE FORZE DELL'ORDINE. "La Bmc Broker non aveva la struttura per studi di quel tipo, come misurare quanti millimetri avrebbe dovuto essere spessa una lastra del Mose con una tale pressione dell'onda di marea - ha sottolineato il colonnello Nisi - Società che hanno contabilizzate fatture della Bmc sono, tra le altre, la Adria Infrastrutture spa (di cui Piergiorgio Baita è vicepresidente e C.M. amministratrice delegata, ndr), Consorzio Venezia Nuova, Thetis, Palomar, Dolomiti Rocce, Talea, Veneto Strade, Veneto Acque, Passante di Mestre, Autorità portuale di Venezia". Oltre ai quattro arrestati ci sono altri 45 indagati. Tra cui anche un rappresentante delle forze dell'ordine (che non risiede in Veneto).

FINTO POVERO. La pistola fumante che ha costituito la svolta alle indagini il fatto che W.C., i cui rapporti con Baita si stavano via via deteriorando, ha iniziato ad autointercettarsi grazie al proprio iPhone. Una volta che le fiamme gialle hanno sequestrato il cellulare, si sono trovati "pronte" le conversazioni tra il presidente della Mantovani, W.C. e la presidente della Adria Infrastrutture spa C.M. In una conversazione, alcune registrate con tanto di "cappello introduttivo" con data e orario dell'intercettazione fai da te, W.C. dichiarerebbe di aver "fatto carte" per milioni di euro. Le forze dell'ordine hanno sequestrato beni (tra ville, appartamenti, auto, barche e conti correnti) per 8 milioni di euro (la somma non finita in prescrizione). W.C., il falso console onorario di San Marino, possedeva due barche e una villa sul lago di Como vicino a quella di George Clooney. Ex pilota, aveva un esteso "parco macchine" di lusso. Un particolare, però, dichiarava meno di dodicimila euro l'anno. Per il Fisco, fino a questo momento, viveva quindi sotto alla soglia di povertà.

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