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Cronaca

Ricerca, una targa ricorda i grandi donatori: raccolti 8 milioni di euro in 14 anni

Il presidente Franco Masello: "Mi appello al mondo dell'imprenditoria, le aziende venete fanno troppo poco per la ricerca"

Sono stati svelati oggi i nomi dei grandi donatori che, attraverso lasciti testamentari o contributi devoluti “in memoria di familiari scomparsi”, hanno permesso negli anni a Fondazione Città della Speranza di dare un forte impulso alla ricerca scientifica, permettendole di raggiungere livelli di eccellenza nella diagnosi e cura delle più gravi patologie pediatriche. I sostenitori indicati sono 23 e hanno elargito, tra il 2004 e il 2017, somme superiori ai 20mila euro. Per un totale di quasi 8 milioni di euro. La scelta di ringraziare e ricordare pubblicamente e una volta di più tali persone rispecchia la volontà di trasparenza che la Onlus persegue costantemente.I loro nomi sono elencati in targhe collocate nell’atrio dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza a Padova. Tra di essi spicca, per citare un esempio straordinario di generosità, Anna Maria De’ Claricini, la pediatra milanese che nel 2004 donò 4,5 milioni di euro, in memoria del marito, il prof. Corrado Scarpitti, per la costruzione di un centro di ricerca pediatrico. Un sogno divenuto realtà nel 2012, dopo tre anni di lavori e un costo complessivo di 32 milioni di euro, con la realizzazione del più grande Istituto di ricerca in Europa in questo ambito. Da allora, in virtù del sostegno di tanti, sono stati compiuti ulteriori passi avanti nell’oncologia pediatrica e si è aperta la strada a nuove aree di studio come la medicina rigenerativa e la nanomedicina, le malattie rare e la medicina predittiva.

L'APPELLO.

In occasione della cerimonia, il presidente della Fondazione Città della Speranza, Franco Masello ha fatto un appello agli imprenditori del Veneto affinchè si avvicinino di più al mondo della ricerca. "L’imprenditoria può fare di più", dichiara Masello, "se consideriamo che nel Veneto si contano 500 mila imprese, immaginiamo quanto potremmo investire se ogni titolare destinasse anche solo mille euro all'anno. L’imprenditoria, sicuramente impegnata in tanti altri fronti, non lo è nel campo della ricerca. O almeno non come dovrebbe. Bisogna raggruppare le forze per fare qualcosa di importante, non fare beneficenza in maniera dispersiva".

LA SOLIDARIETÀ.

“Le persone, di cui oggi leggiamo i nomi in queste targhe, hanno scritto il loro nome per la vita credendo nel progetto di Città della Speranza. Hanno creduto, cioè, nella necessità di investire nella ricerca per salvare le vite di tanti bambini malati. A loro va il nostro più sentito grazie”, ha affermato il presidente Franco Masello, sottolineando come nella maggior parte dei casi si tratti di donatori mai conosciuti personalmente. I lasciti testamentari a favore della Città della Speranza costituiscono la terza voce più importante nella raccolta fondi (20%), dopo le donazioni liberali e le iniziative private (37%) e il 5x1000 (21%). Seguono le manifestazioni istituzionali promosse dalla Fondazione (16%) e le partnership e i sostegni a progetti di ricerca (6%). In occasione della conferenza stampa, è stata inoltre intitolata a Filippo Mabea, amico e sostenitore della Fondazione, deceduto improvvisamente lo scorso febbraio, la “stanza cellule” del Laboratorio di biologia dei tumori solidi.

IL DOCUMENTARIO.

All’importanza della ricerca, infine, è stato dedicato il docufilm “Dialoghi sul fare ricerca”, che racconta in maniera inedita luoghi e soggetti della comunità scientifica. Realizzato dall’architetto vicentino Angelo Zanella e prodotto dalla Fondazione Città della Speranza, con il sostegno di IRP, Università di Padova, Siggi Group spa, Salix srl, Euroimmun Italia e Orto Botanico di Padova, il cortometraggio utilizza il linguaggio visivo, che più facilmente avvicina il pubblico, per mostrare il legame tra ricerca universitaria e ricerca privata, e la collaborazione con team internazionali nel settore biomedicale, avendo come obiettivo clinico il paziente bambino. Tra i protagonisti del video, oltre a tanti ricercatori, vi sono il direttore scientifico dell’IRP, la prof.ssa Antonella Viola, e il magnifico rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto.

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