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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Vigodarzere

Tratta di esseri umani dalla Nigeria, donne costrette a prostituirsi dopo riti voodoo

L'indagine ha avuto inizio a Catania dalla denuncia di una "lucciola" per un'aggressione da parte di una connazionale. Due arresti anche nel Padovano a Vigodarzere

Ben 15 persone di nazionalità nigeriana sono finite in manette con l’accusa di aver gestito una tratta di esseri umani dalla Nigeria. Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di una complessa e articolata attività investigativa di tipo tecnico coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, avviata dalla squadra Mobile-Sezione criminalità straniera e prostituzione. Due degli arresti sono stati eseguiti nel Padovano, a Vigodarzere.

SUI BARCONI. In particolare, 9 degli arrestati rispondono del delitto di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone ai danni di giovanissime donne di nazionalità nigeriana, minori di 18 anni, e di averle esposte ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica (facendo loro attraversare il continente di origine sotto il controllo di criminali che le sottoponevano a privazioni di ogni genere, le segregavano ed in alcuni casi le costringevano con violenza a subire atti sessuali e, infine, le facevano giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti esponendole ad un altissimo rischio di naufragio). Altri 4 arrestati rispondono, in concorso tra loro, del reato di tratta di persone ai danni di donne di nazionalità nigeriana con l’aggravante di aver agito al fine di sfruttarne la prostituzione, mentre solo due dei soggetti rispondono, singolarmente, del reato di organizzazione e sfruttamento della prostituzione ai danni di numerose prostitute nigeriane. 

2 ARRESTI NEL PADOVANO. Gli arrestati sono: N.T. (cl.1988) arrestata a Catania; I.F.O. (cl.1993), arrestata a Catania; S.C. (cl.1982), arrestata a Siracusa; U.C.M. (cl.1989), arrestata a Licodia Eubea (CT); A.G. (cl.1988), arrestata a Giugliano in Campania (NA); L.T. (cl.1985), arrestata a Giugliano in Campania (NA); O.F. (cl.1986), arrestata a Castel Volturno (CE); A.B., (cl.1980), arrestata a Vigodarzere (PD); O.D.E. (cl.1979), arrestato a Vigodarzere (PD); A.A. (cl.1976), arrestato a Mondragone (CE); E.I. (cl.1972), arrestata a Catania. Nei confronti di altri quattro destinatari di misura cautelare, trasferitisi all’estero, è in corso la procedura per l’emissione di mandato di arresto europeo e per l’estradizione.

VIDEO: GLI ARRESTI

RITO VOODOO. L'indagine ha avuto inizio dalla querela presentata da una donna di nazionalità nigeriana dedita al meretricio per un'aggressione subita da una connazionale, dovuta al rifiuto opposto dalla denunciante ad una richiesta di denaro avanzatale quale corrispettivo del permesso di esercitare la prostituzione in una strada di Catania. La donna era da tempo vittima di tratta ad opera di una coppia di nazionalità nigeriana, i due, con l’ausilio di una connazionale dimorante in Nigeria, l’avevano fatta giungere in Italia circa cinque o sette anni fa, l’avevano sottoposta (tramite la donna in Nigeria) al rito voodoo, l’avevano introdotta nel circuito della prostituzione, facendosi corrispondere periodicamente le somme “investite” nel suo viaggio e continuavano ancora a percepire somme di denaro dovute a tale titolo.

VIDEO: LE INTERCETTAZIONI

TRATTA DI DONNE DALLA NIGERIA. Lo sviluppo delle indagini ha consentito di individuare una vera e propria associazione, radicata sul territorio di Catania e qui avente sede operativa, con altre sedi operative in territorio campano (Castel Volturno e Giugliano in Campania). Le risultanze investigative hanno messo in luce l’esistenza di un gruppo criminale composto da soggetti libici, ghanesi e nigeriani dedito ai trasferimenti dalla Nigeria all’Italia di migranti provenienti dall’area subsahariana, organizzazione i cui soggetti apicali venivano contattati dall’Italia non solo dai due sodalizi, ma da una moltitudine di soggetti interessati a far giungere illegalmente via mare in Italia numerosi migranti, la maggior parte dei quali di sesso femminile e nazionalità nigeriana con destinazione finale il meretricio.

RITUALI MAGICI, VIOLENZE E PUNIZIONI. Le vittime venivano sottoposte a rituali magici di vario genere per costringerle all’osservanza e all’ubbidienza ai propri sfruttatori e ciò già prima di affrontare un lungo e pericoloso viaggio che da Benin City attraverso Kanu, Agades, Sabratha, le conduceva a Tripoli per l’Imbarco. Le giovani vittime venivano  affidate di volta in volta a soggetti chiamati “trolley” ovvero accompagnatori incaricati di assicurare che le giovani, considerate alla stregua di vera e propria merce, arrivassero a Tripoli per imbarcarsi; giunte a Tripoli venivano fatte alloggiare in strutture (dette “connection house” o “ghetti”) dove spesso venivano costrette ad iniziare il meretricio o a subire violenze sessuali, privazioni di ogni genere (dal cibo, all’acqua alle medicine) e punizioni umilianti in caso di disubbidienza alle regole imposte dal responsabile della struttura (ad, esempio, venivano picchiate e veniva loro rasato il capo).

DA SFRUTTATE A SFRUTTATRICI. Gli associati che in Italia attendevano l’arrivo delle ragazze commissionate curavano i contatti telefonici con le stesse tramite i “trolley” o i “connection men”, entrando in fibrillazione quando la partenza programmata subiva ritardi, così determinando ritardi anche nella percezione dei potenziali profitti ricavabili dal meretricio delle stesse e facendo aumentare i costi del viaggio per le nuove non preventivate spese di mantenimento in Libia. All’arrivo in Italia, le vittime iniziavano un tirocinio con la propria madame che impartiva loro le direttive necessarie per un proficuo esercizio delle prostituzione: venivano, pertanto, indottrinate quanto ad abiti ed accessori da indossare per rendersi più “appetibili” ai potenziali clienti, quanto a cifre da richiedere e a prestazioni da eseguire, ricevendo l’assegnazione di una postazione di lavoro su strada: si avviava così un nuovo ciclo di sfruttamento a sua volta originato da un precedente sfruttamento poiché spesso l’arrivo della vittima costituiva per la madame, che a sua volta era stata anch’essa vittima di un’altra madame, l’occasione per interrompere il meretricio e programmare una vita, dei figli o l’acquisto di un immobile in Nigeria.

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