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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Finti agenti segreti per truffa: in manette anche un carabiniere

Uomini della sicurezza fasulli per spillare 16 mila euro a madre e figlia. Tre gli arrestati: dovranno rispondere di truffa, violenza privata, sequestro di persona e violazione di domicilio. In manette anche un appuntato

Agenti della sicurezza fasulli per spillare soldi a due donne, madre e figlia. Spacciandosi per appartenenti ad organismi di sicurezza impegnati in una indagine nei confronti del fidanzato della figlia - in ragione della sua presunta appartenenza ad una organizzazione dedita al traffico di stupefacenti -, hanno offerto la loro prestazione professionale alle due donne, spillando in più tranche 16 mila euro per essere risarciti delle spese di protezione.

GLI ARRESTATI. Autori della truffa tre individui, arrestati nelle ultime ore dai carabinieri di Padova in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip padovano Lara Fortuna su richiesta del pm Benedetto Roberti. Le porte del carcere si sono spalancate per Giuliano S., 39 anni, stuntman e sedicente esperto di tecniche di sicurezza, Marco S., 44 anni, libero professionista residente a Campolongo Maggiore (Venezia) e Mirko M., 49 anni, appuntato scelto in forza ai carabinieri di Padova, attualmente non in servizio. Quest'ultimo avrebbe partecipato ad alcuni incontri tra le due donne e i sedicenti agenti segreti, approfittando della propria qualifica per dare credibilità ai raggiri dei due complici.

LE ACCUSE. Non solo di truffa. I tre dovranno rispondere, a vario titolo, anche di presunta violenza privata, sequestro di persona e violazione di domicilio. I reati sarebbero stati commessi a Padova tra settembre e dicembre del 2010.

L'INDAGINE. Gli accertamenti sono cominciati in seguito alla denuncia presentata dalle due donne, a cui ha fatto seguito un'indagine delegata dalla Procura della Repubblica patavina al Tribunale locale.

IL COMMENTO: “Ciò che ci lascia profondamente amareggiati in questa vicenda è il coinvolgimento del nostro appuntato scelto – dichiara il Colonnello Renato Chicoli, comandante provinciale dell’Arma –di fronte a fatti come questo, l’importante è dare segnali di correttezza e imparzialità, agendo affinchè il colpevole paghi per il reato commesso”.

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