rotate-mobile
Cronaca Baone / Monte Cero

Traliccio del monte Cero: maxi truffa al comune di Baone e al Parco Colli

Due imprenditori padovani sono indagati nell'ambito dell'operazione "Antenne pulite" per frode e truffa. Sequestrati beni per 350mila euro tra conti correnti e immobili nella Bassa

Il due indagati, amministratori di una società Rti, tra il 2015 e il 2017 avrebbero illecitamente omesso di versare al comune di Baone e all'Ente parco colli Euganei oltre 290mila euro. Avrebbero inoltre emesso fatture false per 200mila euro, con la complicità di due funzionari pubblici, evadendo 60mila euro di imposte.

Le accuse

A scoperchiare i traffici di Fabrizio Gastaldo, 58 anni, e il figlio Roberto di 30 è stata l'indagine "Antenne pulite", condotta dalla guardia di finanza di Padova e coordinata dalla procura di Rovigo, che li vede ora a giudizio per truffa aggravata ai danni del Comune e dell'Ente parco oltre che per frode in pubbliche forniture.

L'accordo

Fulcro della truffa è stato il ripetitore del monte Cero, a cui sono agganciati gli impianti per le trasmissioni radiotelevisive sul territorio. Il traliccio era stato dato in gestione per sessant'anni a una società Rti (Raggruppamento temporaneo di imprese) amministrata dai due padovani, la Monte Cero Srl. Per trasmettere i programmi, le emittenti radio e tv pagavano un canone alla società. Questa a sua volta, come previsto dall'accordo con il comune di Baone e il Parco Colli, avrebbe dovuto versare ai due enti il 30% del ricavato.

La truffa

L'indagine ha dimostrato che Monte Cero Srl, tra il 2015 e il 2017, è invece riuscita a dichiarare un ricavato notevolmente inferiore al reale, versando quindi a Comune e Parco percentuali molto ridotte. Per farlo i due imprenditori avevano creato una seconda società, subaffidandole illegalmente la gestione del traliccio. Questa seconda società incassava regolarmente i pagamenti dalle emittenti, ma ne stornava solo una minima parte alla Monte Cero Srl. Così a Comune e Parco venivano presentati ricavi fittizi, con un escamotage che li avrebbe privati di almeno 290mila euro.

Funzionari complici

Oltre alla truffa sui canoni, le analisi della contabilità aziendale hanno portato a galla anche un giro di fatture false emesse dalle imprese che formavano la Rti per almeno 200mila euro. Irregolarità che hanno portato a segnalare alla procura di Rovigo uno dei due imprenditori e due funzionari degli enti pubblici: pur consapevoli della truffa in atto, avrebbero infatti attestato la correttezza delle cifre dichiarate, evadendo oltre 60mila euro di imposte mai versate. Il reato configurato è il falso in atto pubblico, che si somma alla frode fiscale.

I sequestri e il danno erariale

A fronte delle prove raccolte il giudice ha disposto sequestri per 350mila euro. Le Fiamme Gialle hanno eseguito il sequestro di sei conti correnti (110mila euro) e diciassette immobili (240mila euro) nella Bassa Padovana, tra cui il sequestro preventivo di 60mila euro corrispondenti alle imposte evase. Il caso è poi approdato alla Corte dei conti di Venezia. Secondo la finanza infatti i due imprenditori padovani sarebbero responsabili di un danno erariale di oltre 400mila euro, che comprende anche un oneroso finanziamento a fondo perduto.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Traliccio del monte Cero: maxi truffa al comune di Baone e al Parco Colli

PadovaOggi è in caricamento