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Cronaca

Immigrati truffano sacerdoti del Nord-Est: denaro per la bella vita

Tre marocchini, due residenti nel Trevigiano e uno nel Bellunese, si facevano consegnare ingenti somme per finti corsi di formazione e funerali. Vittime anche preti della provincia di Padova. In tanti non hanno sporto denuncia

Chiedevano denaro per pagare i funerali dei parenti o per partecipare a corsi di formazione sul territorio, o ancora per essere aiutati nell'assistenza sanitaria privata, il tutto nei confronti di numerosi sacerdoti del Nord-Est che, impietositi da queste situazioni di disagio, elargivano loro laute somme, anche tra i 5 e i 10mila euro alla volta in "beneficenza". Purtroppo però era tutta una truffa ordita nei minimi dettagli, e fruttata complessivamente 50mila euro.

BENEFICENZA PER LA BELLA VITA. I carabinieri di Castelfranco Veneto, in seguito ad alcune segnalazioni sospette, sono riusciti a rintracciare i movimenti dei tre marocchini, tutti 22enni, coinvolti nel raggiro, scoprendo come il denaro non venisse utilizzato per risolvere problemi contingenti, bensì per la cosiddetta "bella vita": acquistare viaggi, andare a cena fuori, comprare vestiti. I malviventi raccontavano delle proprie difficoltà economiche e delle gravi condizioni di salute dei propri genitori in Marocco. Tutte "storie", inventate per farsi consegnare contanti, assegni, computer o generi alimentari. Del gruppetto, due risiedono nel Trevigiano, mentre un altro nel Bellunese. I militari hanno scoperto che i fatti hanno interessato il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, e soprattutto, il Veneto (nelle province di Padova, Treviso, Vicenza, Belluno, Rovigo). Cinque, in tutto, le persone raggirate.

LE "TARIFFE". I tre erano tutti disoccupati e si erano ingegnati inventando un metodo “alternativo” per fare soldi. Quando si presentavano in canonica si mettevano a piangere fingendo una disperazione che in realtà non esisteva, finendo per impietosire i preti che arrivavano a consegnare loro da 300 fino a 5mila euro. Le “tariffe” andavano dai 3mila euro per tornare in patria e pagare il funerale della madre accoltellata dal padre che si era poi suicidato in carcere, fino ai 5mila per una multa per commercio ambulante. O ancora, 600 per una lavatrice o 1.200 per le bollette. I carabinieri hanno accertato che altri 5mila euro sono stati ottenuti dai frati cappuccini che li hanno presi dal fondo di solidarietà della congrega per finanziare un corso per diventare pizzaiolo a Badia Polesine (Rovigo) a uno dei tre. I soldi sono andati direttamente alla struttura che organizzava i corsi, mai frequentati dai tre che hanno chiesto altro denaro anche ad altri sacerdoti. Altri prelati hanno invece acquistato della legna per portarla a casa dei tre consentendo loro di riscaldarsi.

NON TUTTI I PRETI HANNO DENUNCIATO. Diversi però i sacerdoti che, una volta scoperto l'imbroglio, non hanno sporto denuncia alle autorità, preferendo tacere quanto successo, tanto che solo su esplicita richiesta dei militari alla fine hanno confessato di aver elargito agli stranieri ingenti somme di denaro. Le indagini dei carabinieri in merito ai tre marocchini, denunciati in stato di libertà per truffa aggravata in concorso, continueranno anche nelle prossime settimane, in quanto si sospetta che il sistema di raggiri possa avere radici ben maggiori di quanto fino ad ora scoperto.

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