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Cronaca

Imprenditore vittima degli usurai: minacce ed estorsioni, 2 arresti. Perquisizioni a Padova

Operazione della guardia di finanza. Un veneziano riceveva prestiti a interessi spropositati. Il principale responsabile è deceduto, poi gli è subentrata la compagna. Sette indagati in tutto

Aveva ottenuto prestiti di somme consistenti ritrovandosi poi a restituire i soldi con interessi a tassi usurai. Alla fine il protagonista della vicenda, un imprenditore veneziano ormai "strozzato" dagli aguzzini ha deciso di rivolgersi alla guardia di finanza. Con il risultato che la mattina di venerdì sono scattate le misure cautelari decretate dal tribunale di Vicenza ed eseguite dal Nucleo di polizia tributaria di Venezia: arresti domiciliari per il reato di usura nei confronti di una donna di origine messinese (C.L.), residente a Loria (Treviso) ed un “commercialista” di origine vicentina (G.R.), residente a Bassano del Grappa (Vicenza).

PERQUISIZIONI ANCHE NEL PADOVANO. Intanto sono in corso 11 perquisizioni tra le province di Vicenza, Padova, Venezia e Trento, sia nei confronti dei due destinatari di misura cautelare che di altri cinque indagati, a vario titolo, per estorsione e favoreggiamento reale. Tra le persone perquisite ci sono anche due avvocati veneziani, indagati per favoreggiamento reale, che si ritiene abbiano agevolato gli usurai nella riscossione dei crediti.

L'INIZIO DELLE INDAGINI A OTTOBRE 2016. Le indagini sono state avviate nell’ottobre 2016 a seguito della denuncia di un imprenditore veneziano che aveva fatto ricorso a prestiti usurari per cercare di fronteggiare la situazione di difficoltà finanziaria in cui versava la propria società, situata in provincia di Venezia e attiva nel settore dei servizi alle imprese; dal 2012 l'uomo avrebbe ricevuto 500mila euro, restituendone oltre 780mila. È emerso che l’usurato si era rivolto al proprio “commercialista” allo scopo di ottenere prestiti per rifinanziare la propria azienda: quest'ultimo, pienamente consapevole della difficile situazione finanziaria dell’imprenditore, lo aveva messo in contatto con una coppia dedita alla concessione di somme a tassi usurari.

L'"ATTIVITÀ DI FAMIGLIA". Nel corso delle indagini il principale indagato (pregiudicato di origini campane) è deceduto per le gravi patologie da cui era affetto. A quel punto le redini dell'attività sono state prese dalla compagna, che ha continuato a gestire la riscossione dei crediti. Alla coppia fanno capo due imprese del settore edilizio con sede in provincia di Vicenza, che sono state utilizzate per ricevere versamenti di rate di prestiti, talvolta documentati come pagamenti di fatture.

I TENTATIVI DI ESTORSIONE. Non essendo più in grado di restituire il denaro, l’imprenditore è stato oggetto di diversi tentativi di estorsione attuati sia dalla usuraia che da un terzo soggetto mediante minacce. Tra l'altro c'è stato anche il tentativo di imporre all’imprenditore di cedere le quote della società alla fidanzata del figlio dell’usuraia (pure lei indagata per favoreggiamento reale), la quale si sarebbe dovuta intestare le partecipazioni nell’impresa.

IN PASSATO. Da segnalare che nel recente passato il denunciante è stato beneficiario del fondo antiusura in seguito di altri episodi simili di cui era stato vittima. Anche in quel caso il tribunale di Venezia aveva condannato i responsabili. Prima di sporgere denuncia, l’imprenditore si era rivolto all’associazione nazionale antiracket, che lo ha invitato a presentarsi alla Guardia di Finanza.

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