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Giustizia "riparativa" per Valentina Boscaro, la Corte rigetta l'istanza. La parte civile: «Non c'è pentimento»

Nell'udienza dove sono stati sentiti come testi della difesa famigliari e amici dell'imputata per la prima volta viene portata all'attenzione di una corte in Veneto questa novità giuridica introdotta con la legge Cartabria. La richiesta, arrivata dalla difesa della donna, è stata rigettata dalla Corte

Regolata in Italia per la prima volta nel 2022 con la cosiddetta riforma Cartabia, dal cognome dell'ex Guardasigilli Marta Cartabia, la giustizia riparativa consiste nel tentativo di risanamento del legame tra vittime, colpevoli e comunità, dopo che quel legame è venuto a mancare con il compimento del reato. Una novità giuridica che si affaccia al processo ai danni di Valentina Boscaro, omicida di Mattia Caruso. La richiesta, arrivata dalla difesa della donna, è stata rigettata dopo che la Corte si è ritirata a decidere. Va detto che parte civile e pubblico ministero non erano d'accordo con questa soluzione, come neppure l'avvocato Giulia Ranzato che difende Giovanni Malara, l'uomo che la Boscaro indicò come potenziale omicida poche ore dopo aver appreso che il giovane, da lei pugnalato al cuore, era morto. Si è chiusa con questa decisione della Corte la terza udienza, rimandando tutto al 18 ottobre data in cui dovrebbe chiudersi il processo per poi arrivare successivamente alla sentenza di primo grado. 

La giudice avevo chiesto alle parti un parere sull'accesso per l'imputata alla riabilitazione in società tramite la cosiddetta giustizia riparativa. La pm Sanzari si dice contraria. L'avvocata della parte civile, Anna Desiderio, sottolinea: «Il comportamento processuale che l'imputata ha tenuto va ricordato: ha accusato la famiglia della vittima di essere un clan senza dare una spiegazione del perché sarebbe pericolosa e in più ha manifestato pentimento solo dopo essere stata stimolata sul punto dal suo avvocato». La collega Francesca Betto mette in evidenzia che questo strumento, quello della giustizia riparativa, è la prima volta che viene utilizzato e quindi ciò che in aula sarà deciso farà giurisprudenza. «Non c'è pentimento da parte dell'imputata». L'avvocata di Giovanni Malara, Giulia Ranzato è dello stesso avviso delle colleghe e torna sul fatto che il suo cliente «si è presentato spontaneamente agli inquirenti come testimone ed è finito per essere accusato proprio a causa della testimonianza portata dall'imputata». Si dicono tutte contrarie, in questo processo dove i diritti della vittima, Mattia Caruso, sono tutelati da figure femminili. Il pool che invece difende Valentina Boscaro è formato da uomini. E il collega dell'avvocato Berardi, Boron, ci prova nuovamente a proporre la formula della giustizia riparativa ma senza risultato.  

«Una relazione violenta e distruttiva», usa queste parole il fratello di Valentina Boscaro, Mattia. La seconda parte dell'udienza di mercoledì 4 ottobre infatti è stata dedicata all'ascolto dei testi chiamati dalla difesa dell'imputata. Hanno parlato lui e prima il padre che in tarda mattinata è stato chiamato a rispondere alle domande di avvocati, pubblico ministero e del giudice Sara Catani.

Quello che emerge senza ombra di dubbio è che la famiglia di lei non apprezzasse questa relazione, aspetto che in qualche modo ricalca anche quanto emerso nella scorsa udienza dalle parole della mamma e della sorella di Mattia Caruso. Che le famiglie non fossero felici di questa relazione non è certo una novità. Ma i famigliari non sono i soli testi ad essere stati chiamati. Una è Paola Medici, un'amica di Valentina Boscaro. «Nel 2022 durante l'estate ci siamo molto riavvicinate perché io prima lavoravo in un'altra città e lei era molto spesso in giro per lavoro. Ma è dal 2019 che siamo tornate a essere molto vicine. Della relazione con Mattia me ne parlava come se fosse in cerca di conferma sul da farsi, ma lei lo aveva già lasciato. Mi ha raccontato di una serie di episodi tra cui quello in cui lui le avrebbe strappato il passaporto per impedirle di partire. Non è una cosa normale, ma invece una forma persecutoria di controllo. Ma lei era quella che perdonava, io sono più rigida in questo senso». L'avvocato Berardi chiede se il comportamento che Mattia aveva con le cose lo avesse anche con le persone: «No», risponde Paola Medici, che poi aggiunge: «Lei - riferendosi a Valentina Boscaro - non ha mai puntato il dito contro nessuno, era sempre pronta a perdonare». Le due vengono descritte dal teste della difesa come molto intime, ma poi quando intervengono la pm Valeria Sanzari e le avvocate della parte civile fanno emergere una serie di contraddizioni. 

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