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Economia

Ascom: "Una sentenza della Cassazione fa chiarezza sulla contraffazione subdola"

Sattin (presidente ambulanti Confcommercio Veneto e Ascom Padova): "Anche la commistione tra abbigliamento nuovo e abbigliamento usato finisce per deprimere i mercati"

Una sentenza della Corte di Cassazione fa chiarezza in materia di contraffazione. Secondo la Sezione II penale, nel caso esaminato, non è bastato ai soggetti incriminati tenere il marchio figurativo proprio della Nike e sostituire al nome la scritta NKE per evitare di incorrere nel reato di contraffazione. “Chi per profitto – è scritto nella sentenza - acquista o riceve, poi commerciandola, merce con il marchio figurativo proprio della Nike, seppur con la scritta NKE, risponde penalmente sia del delitto di commercio di prodotti con segni falsi, sia del delitto di ricettazione, in concorso tra di loro”.

I MERCATI.

“Si tratta di una decisione – commenta Ilario Sattin, presidente regionale degli ambulanti della Confcommercio e presidente provinciale di quelli dell’Ascom - che riveste particolare importanza per orientare l'attività della Polizia locale, e in generale della polizia giudiziaria nei confronti di tale tipo di merce, proposta soprattutto, anche se non esclusivamente, nei mercati”. A livello operativo, chi è deputato alla vigilanza provvederà a sequestrare penalmente la merce contraffatta e a denunciare chi la pone in commercio, la detiene per la vendita o la vende, adottando tutti i necessari e consequenziali atti di polizia giudiziaria, trattandosi di reati e non di semplici illeciti amministrativi. Tutto questo “a tutela della fede pubblica, del patrimonio e della correttezza nella libera concorrenza”. Più nel dettaglio: la contraffazione del marchio diventa penalmente sanzionabile quando quest’ultimo viene riprodotto in maniera identica o quasi identica e comunque tale da indurre “confondibilità tra i due segni distintivi”.

GLI AMBULANTI.

“La sentenza sembra dunque focalizzare l’attenzione – aggiunge Sattin – non tanto sulla contraffazione “evidente” quanto piuttosto su quella “subdola” che mescola situazioni palesemente fasulle ad altre non immediatamente percepibili”. “Un po’ quello che accade – mette in guardia il presidente degli ambulanti di Ascom Confcommercio – con la commistione fra abbigliamento nuovo e abbigliamento usato, tipologie di prodotto che vengono proposte, senza distinzione (cosa che ne renderebbe legittima la vendita), da alcuni operatori, soprattutto di recente presenza nelle nostre piazze”. Una pratica che, purtroppo, non contribuisce né a qualificare il mercato nè a tutelare gli operatori corretti. "Purtroppo - conclude Sattin - il dubbio contribuisce a deprimere il mercato col risultato che, a rimetterci, siamo un po' tutti".

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