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Economia

Articolo 18: riguarda il 3% delle imprese Voucher: sono lo 0,5 delle ore di lavoro

Secondo le stime di Fabbrica Padova, in provincia le aziende interessate dall'applicazione dell'articolo 18 sono poco più di 2.500 su 84mila, e se tutti i 3,3 milioni di voucher venduti nel 2016 fossero stati utilizzati costituirebbero lo 0,53% del monte di ore lavorate totali

La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sull’articolo 18, ma ammesso quello sui voucher, i buoni da 10 euro con cui si pagano le prestazioni occasionali. Ma che incidenza hanno questi due temi sul mercato del lavoro? Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha provato a rispondere alla domanda, fotografando la situazione del territorio della provincia. E la risposta è la stessa per entrambi gli argomenti in questione: praticamente nulla.

ARTICOLO 18. L’articolo 18 potrebbe riguardare, infatti, appena il 3% delle aziende della provincia. Alla base della stima l’ultimo censimento dell’industria e dei servizi dell’Istat, del 2011, nel quale risulta che le imprese attive nel Padovano sono 84.031. Di queste, 81.482 (il 96,97%) hanno meno di 15 dipendenti, mentre solo 2.549, pari appunto al 3,03%, ne hanno di più. Nel frattempo, altre aziende hanno aperto e, soprattutto, chiuso i battenti, ma è lecito considerare che il rapporto resti valido. Considerando il numero totale degli occupati, e comprendendo quindi nel calcolo anche i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, nelle imprese padovane risultano attive 329.401 persone, di cui 150.825 al servizio di aziende con più 15 dipendenti (il 45,79%) e 178.576 in aziende sotto tale soglia (54,21%).

VOUCHER. E la questione voucher? La Uil ha stimato su dati Inps che siano stati più di 145 milioni i voucher venduti in Italia nel 2016, con un aumento del 26,3% rispetto al 2015 (erano poco più di 115 milioni). 18,5 quelli venduti in Veneto, 3,3 milioni quelli venduti nella provincia di Padova. Ebbene, anche ipotizzando che siano stati tutti effettivamente riscossi, Fabbrica Padova calcola che rappresenterebbero appena lo 0,53% del cumulo di 618 milioni e 944mila ore lavorate dai dipendenti padovani (considerando 1.879 ore medie lavorate in un anno da un dipendente con un contratto di lavoro full-time).

DELIMITARE USO VOUCHER, NON ABOLIRLI. "I voucher sono uno strumento che va incontro a un mondo del lavoro cambiato, in cui è impossibile regolare determinati ambiti con contratti collettivi nazionali. Bisogna essere realisti, e ammettere che l’alternativa più probabile ai voucher rischia di essere il lavoro nero. Certo, occorrono degli accorgimenti per impedire gli abusi: la tracciabilità, ma anche una migliore definizione dei confini di utilizzo - commenta Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova - Una delle principali critiche mosse ai voucher è che se ne usano troppi. Ma credo che sulla questione la posizione più intelligente sia quella di un altro sindacato, la Cisl, che propone una terza via tra il mantenimento dello status quo e la loro eliminazione, sostenendo, appunto, che non vanno eliminati ma ne va delimitato l’uso, perché, se uno strumento funziona, ben venga il suo utilizzo. Teniamo presente che il lavoro, in Italia, sconta un problema annoso: l’elevato costo per le aziende. Oggi si dice che con i voucher sono diminuite le tutele per i lavoratori. Ma non si tiene conto del fatto che oggi interi settori produttivi hanno marginalità molto ridotte, e che un’eccessiva rigidità del mercato del lavoro conduce inevitabilmente al fallimento e alla chiusura delle aziende, con conseguente perdita di occupazione".
 
RIVEDERE IL SISTEMA DEI CONTRATTI. "Per quanto concerne l’articolo 18, poi, in questi anni abbiamo assistito a troppe crociate ideologiche sull’argomento, che non fanno altro che rimarcare come esistano dipendenti di serie A, quelli delle grandi aziende, e dipendenti di serie B, quelli delle piccole imprese che sono l’anima del nostro tessuto produttivo - continua Valerio - Il vero nodo del mercato del lavoro non è la presenza dell’articolo 18: è tutto il sistema dei contratti che deve essere rivisto, facendo in modo che alle imprese assumere costi meno. Il vero obiettivo deve essere quello di arrivare a una radicale semplificazione del sistema, che riduca al minimo le differenze tra i lavoratori, facendo in modo che, per ogni ora lavorata, una parte dei versamenti vada alle casse previdenziali e una parte in tasse".

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