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Ascom Padova: Negozi chiusi, affitti ridotti? Bene in città, male in provincia

«Covid 19 – spiegava il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin - ci sta dicendo che servono atteggiamenti responsabili da parte di tutti ma serve soprattutto che lo Stato assuma impegni precisi nei confronti di chi, oggi, è sostanzialmente impossibilitato a svolgere la propria attività».

Un esempio, ma non è l’unico: «Dopo 16 anni che pago l’affitto dei locali commerciali dove si svolge l’attività del mio ristorante, ho chiesto al locatore se fino a dicembre può applicarmi una riduzione del canone del 50%. Mi ha risposto che capisce il difficile momento economico, però è no». All’Ascom Confcommercio di comunicazioni del genere ne stanno arrivando parecchie. Perché è evidente che non ci sono solo le ansie per le tasse, i mutui e le bollette da pagare che stanno preoccupando gli operatori del terziario già in difficoltà per onorare gli impegni con i fornitori: ci sono pure gli affitti che potrebbero essere la goccia che fa traboccare il vaso e risultare deleteri per il proseguo di centinaia di attività.

Contatti coi proprietari

Anche perché il credito d’imposta, in compensazione, previsto dal decreto governativo e pari al 60% del canone di locazione relativo al mese di marzo spetta soltanto alle attività che hanno dovuto chiudere obbligatoriamente e per canoni di locazione relativi a immobili categoria C1 (negozi e botteghe), escludendo in tal modo gli esercizi all’ingrosso. Evidentemente troppo poco. Talmente poco che già nelle scorse settimane l’Ascom aveva invitato i propri associati a prendere contatto con i proprietari degli immobili proprio con l’obiettivo di ottenere delle riduzioni, totali o parziali. «Covid 19 – spiegava il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin - ci sta dicendo che servono atteggiamenti responsabili da parte di tutti ma serve soprattutto che lo Stato assuma impegni precisi nei confronti di chi, oggi, è sostanzialmente impossibilitato a svolgere la propria attività». A distanza di un paio di settimane, all’Ascom cominciano a tirare le prime somme ed i risultati sono, a dir poco, in chiaroscuro. «Tra le aziende che si sono rapportate col nostro ufficio chiedendo l’invio di una comunicazione formale – spiega Enrico Rizzante del servizio legale dell’Ascom – abbiamo potuto osservare situazioni molto diversificate. Se prendiamo in considerazione la provincia escluso il capoluogo, solo il 30 per cento dei proprietari ha ritenuto di dover rispondere. Di questi solo il 13 per cento ha risposto che sì, la riduzione era possibile, mentre per il restante 17 per cento c’è stato il diniego». Diversa la situazione in città dove le risposte positive rasentano l’80 per cento.

Locatore anziano

«Sono numeri da prendere col beneficio d’inventario – continua Rizzante – perché magari i primi soci che si sono fatti avanti sono stati quelli che sapevano di poter contare sul buon rapporto esistente. Di sicuro stanno emergendo delle situazioni interessanti sotto il profilo sociologico». Risulta infatti che più il locatore è anziano, meno è disponibile alla trattativa (e potrebbe essere perché l’affitto è la sua integrazione alla pensione), mentre più è giovane e più si dimostra duttile e disponibile. «Non solo – aggiunge Rizzante – notiamo una maggiore disponibilità allo sconto se non addirittura alla sospensione per qualche mese, quando si è in presenza di locazioni di lunga data rispetto a quelle di recente istituzione e questo è un dato assolutamente preventivabile visto che può contare su un pregresso che sta a dimostrare che la richiesta nasce proprio perché la situazione è critica». Infine una nota di carattere giuridico. «La giurisprudenza – conclude Rizzante – ha tradizionalmente identificato, per gravi motivi, quelle circostanze sopravvenute e imprevedibili, al di fuori del controllo del conduttore, che rendono non più sostenibile la prosecuzione della locazione». Come dire: vediamo di venirci incontro.

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